Aurora Vieriu Hutopila e l'amore per la cucina calabrese. «Mi ha aiutato tanto a combattere la malattia»
«Per me è un piacere dialogare con "La Voce del Savuto", un giornale con il quale ho collaborato in passato. Per questo ringrazio il direttore Fiore Sansalone, persona stimata, che ha sempre apprezzato la mia amicizia, nonostante mi sia trasferita lontano dalla Calabria. Infatti, mi ha coinvolto nelle sue iniziative culturali, nominandomi giurata nei concorsi artistico-letterari organizzati dall'Associazione "Atlantide - Centro studi nazionale per le arti e la letteratura".
Questa mia intervista arriva in un momento in cui stavo spiegando ad alcune amiche su facebook la bontà della cucina calabrese, che - per quanto mi riguarda - mi ha aiutato moltissimo nella mia malattia».
- Dove è nata e da quanto tempo vive in Italia?
«Sono nata in Romania e da 16 anni vivo in Italia. Ho sempre lavorato, senza usufruire di ferie e vacanze, perché avevo due figli piccoli da ,mantenere. Purtroppo, in tutti questi anni, sono tornata nel mio paese d'origine solo quattro volte, e solo per qualche giorno».
- Come è arrivata in Calabria, nello specifico a Rogliano, una cittadina in provincia di Cosenza?
«La storia e un po' lunga, ma provo a raccontarla. Nel marzo del 2003 mi sono separata da mio marito. Da quel momento sono iniziate una serie di difficoltà. Avevo lasciato la gestione di un negozio di profumi e abbigliamento per motivi di stanchezza: 12 ore al giorno senza riposo; e poi: i figli, la scuola, ecc.. Ero entrata in cassa integrazione ed, in poco tempo, accettata come reporter in due giornali zonali (Monitor e Gazzetta), un lavoro bellissimo, ma non compensato, che, comunque, mi ha dato tante soddisfazioni. Dovevo dare una svolta alla mia vita, così ho ascoltato un consiglio di una mia carissima amica, Steluta Morosanu: "Aura, prendi il toro per le corna. Non puoi più aspettare".
Dopo la separazione, la mia ex cognata, sposata con un italiano a Pistoia, venne a farci visita e mi fece conoscere un suo amico calabrese. Successivamente mi trasferii in Italia dove ebbi modo di riincontrarlo. Mi chiese di seguirlo nella sua regione. Conoscendolo già, e siccome avevo grossi problemi nel mio lavoro, accettai volentieri.
Arrivai a Rogliano, un bellissimo paese in provincia di Cosenza. All'inizio andò tutto bene, poi la situazione precipitò. A quel punto contattai le suore canossiane affinché mi cercassero un impiego come badante. Suor Rosa prese a cuore la mia richiesta e mi trovò un lavoro presso la famiglia Rota, che diventò ben presto anche la mia famiglia.
A Rogliano ho apprezzato i piatti tipici del posto ed ho imparato a cucinarli. Ho conosciuto le bellezze del territorio, e ho messo una pietra sopra sul mio passato.
Ritornai in Toscana. Quando finalmente la mia vita sembrava scorrere per il verso giusto (mio figlio grande si era laureato, il piccolo aveva trovato il suo primo lavoro a San Tropez), uno screening oncologico mi diagnosticava un tumore. Da quel momento mi cadde il mondo addosso. Non sentivo più la terra sotto i piedi e mi sembrava di cadere in un grande vuoto. Ho passato dei momenti durissimi: sono stata licenziata dopo il primo intervento; nel giro di breve tempo ho subito altre due operazioni ed ho anche perso la casa. Don Benito, il parroco del posto, mi ha ospitato in canonica, vecchia casa parrocchiale, per più di due anni. È stata un'esperienza unica, che mi ha lasciato un bellissimo ricordo.
Gli amici e le amiche che hanno seguito passo dopo passo la mia battaglia, preoccupati delle mie condizioni di salute, mi chiedono spesso come sia riuscita a convivere con la malattia in questi cinque anni.
Che posso dire? Ho pregato molto per farmi forza. Vivo da sola e da sola ho superato momenti difficili e dolorosi. La notte avevo molta paura. Mi alzavo e lavoravo al mio secondo libro, che ho poi presentato al pubblico del mio paese, Campulung Moldovenesc, in Romania. Comunque, non stavo bene. Ero molto magra; pregavo Gesù, Santa Margherita di Cortona e Maria Santissima delle Grazie di Rogliano. E così sono andata avanti. Con tanta pazienza ho seguito una dieta molto rigorosa, eliminando in poco tempo la carne, i fritti e altri alimenti. Grazie ai piatti mediterranei di Assunta, Maddalena, Marisa Rota e ai consigli della non vedente Ernestina Pingitore, sono riuscita a superare momenti difficili. Perché, ribadisco, la cucina calabrese mi ha aiutato molto nella mia malattia».
- Cosa rappresenta Rogliano per Aurora Vieriu Hutopila?
«Per me, Rogliano, è l'adolescenza dei miei figli. È corso Umberto, primo corso che ho visto in Italia. Rogliano è il nome delle mie vere amiche: Caterina Magnolia, Marisa Rota, Lucia Perri e Lucia Zelesco.
Rogliano è don Antonio, il mio confessore, che ci ha lasciati da poco. Rogliano è don Santino, che mi ha iscritto al corso dei volontari e ogni lunedi sera mi accoglieva nel suo gruppo di preghiera. Rogliano è anche don Salvatore, che è ancora il mio confessore.
Rogliano è la "Ruga Suprana", piazzetta del centro storico dove abitavo, e dove ascoltavo le tarantelle dei miei vicini (la famiglia Vizza), celebri suonatori locali.
Rogliano è il mio primo giornale, "La voce del Savuto", dove ho scritto in italiano un articolo sull'artista Mimmo Calabrese, un caro amico che mi regalò i libri di Egidio Sottile e Ferdinando Perri.
Rogliano è la cucina di ogni mio giorno.
Chi ha conosciuto Rogliano e la Calabria, li porta nel cuore, ovunque... come anche Alexandre Dumas (padre). Infatti, sono venuta a Rogliano seguendo le sue orme!».
Monica Vendrame
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