È un po' di tempo che sui giornali si legge, con una certa insistenza, di un'importante dichiarazione di Alcide De Gasperi (nella foto) in merito al significato e alle prerogative del termine Statista, facendo le dovute differenze con il semplice politico. “Il politico pensa alle elezioni, lo statista alle generazioni future”, diceva il grande Presidente.
È un po' di tempo che sui giornali si legge, con una certa insistenza, di un'importante dichiarazione di Alcide De Gasperi in merito al significato e alle prerogative del termine Statista, facendo le dovute differenze con il semplice politico. “Il politico pensa alle elezioni, lo statista alle generazioni future”, diceva il grande Presidente.
Mai definizione fu più chiara, precisa e felice. Sì, è vero, lo Statista ha il dovere di superare le contingenze e le esigenze di parte e deve pensare alle “generazioni future”, operando con sagacia, con lungimiranza, con accortezza e con interventi opportuni. Non c'è dubbio che queste qualità il compianto Alcide De Gasperi, artefice e protagonista della ricostruzione italiana dopo la guerra, le abbia possedute tutte fin nel profondo e le abbia usate con intelligenza. Forse, proprio per questo, oggi, afflitti da una crisi che non ci dà tregua, torniamo con la mente a quel gigante della politica dalla certa misura di Statista e alla sua grande opera. Non ci sono dubbi, compito e dovere del vero Statista sono la tutela dello Stato, le garanzie democratiche e lo sviluppo e la sicurezza delle generazioni future. E per questo l'uomo di Stato ed anche il cittadino, che ha senso dello Stato, devono lavorare indefessamente, sacrificando i piccoli e sterili interessi immediati e di parte e combattendo i privilegi e l'inadeguata ed ineguale distribuzione del bene comune per salvaguardare il futuro dello Stato, il bene sociale e le generazioni successive. Impegnarsi per tutto questo è compito e dovere del politico che può assurgere a statista.
L'impegno di chi guida ed amministra la cosa pubblica si valuta non dai voti, che è capace di raccogliere, non da ciò che riesce a fornire nell'immediato, ma dalla sicurezza, dall'equi-librio, dalla crescita e dal benessere che riesce a garantire nel tempo e per il futuro. E, forse, oggi si ricorre così spesso alla citazione di De Gasperi, proprio perché, più di prima, si avverte il bisogno di dare garanzie e certezze ad una generazione di giovani e di adolescenti che guarda, con apprensione, al domani. Ebbene, a questi giovani e a questi adolescenti, noi tutti, insieme con la politica, con la classe dirigente e con i vari governatori e governanti, abbiamo il dovere di fornire nuove speranze e di dare nuove certezze e concrete prospettive per un futuro fatto di sviluppo, di lavoro, di benessere e di concrete opportunità. E per fare questo bisogna rendere tangibili le possibilità di crescita e di sviluppo con interventi capaci di eliminare (questo sì con immediatezza!) la condizione recessiva, in cui siamo e ci stiamo dibattendo, tagliando tasse e privilegi, livellando super stipendi e super pensioni e restituendo fiducia ai cittadini, alle imprese e al mercato. Sì, perché, per garantire sviluppo, lavoro e benessere alle generazioni future, è anzitutto necessario salvare il presente, cioè sostenere le imprese ed impedire che chiudano, rilanciare lavoro ed occupazione, dare alla gente la possibilità di soddisfare i propri bisogni primari e di trovare nuova fiducia da riversare nell'iniziativa privata e sul mercato. E questo lo Statista lo sa molto bene, perché fare questo significa salvare il Paese dal default ed avviarlo ad un futuro di lavoro, di crescita e di benessere. In fondo, è solo il lavoro che può creare ricchezza e garanzie per il benessere del futuro e al lavoro bisogna pensare prima di ogni cosa, anche e soprattutto per consentire occupazione ed opportunità ai cittadini. De Gasperi, con la propria azione di governo, seppe operare da Statista e seppe guidare bene il Paese, guardando al futuro, ma partendo dalla salvezza nel presente, tant'è che, nell'ora più grave, dall'alto della propria statura di uomo e di Statista, nell'aprile del '46, seppe rivolgersi al Presidente dell'UNRRA, Fiorello La Guardia, con grande dignità e con elevato senso di servizio verso il popolo italiano, scrivendogli: “Bisogna che i Paesi che hanno delle riserve e sono aiutati dall'Unrra ci anticipino qualche spedizione che noi pagheremo dopo la saldatura”. Si trattava di ottenere cereali e derrate per superare la gravità del momento e la richiesta sortì gli effetti sperati. Dalla salvezza del presente parte la garanzia per il futuro e per le generazioni del domani. Allora, datevi da fare per far sì che questa salvezza non sia una parola vana così che i continui riferimenti alla citazione degasperiana vengano interpretati in tutta la propria portata.