Boschi selvaggi, promontori impervi, castagneti e querceti, non è la sceneggiatura elaborata per una puntata di Quark, e nemmeno l'introduzione di un documentario. La valle del Savuto rappresenta, da sempre, un tassello importante per il nostro patrimonio naturale. Ancora oggi, questi luoghi custodiscono antichi racconti, territori ricchi di fauna e una variegata flora. Volpi, caprioli, lupi, cervi, cinghiali, solo alcuni dei mammiferi presenti in questo piccolo paradiso terrestre. Presumibilmente fino al 1700, in queste vallate, scorrazzavano anche gli orsi.

Con La Voce del Savuto abbiamo acceso i riflettori sul piccolo villaggio di Orsara, nel Comune di Marzi, in provincia di Cosenza. La piacevole intervista a Giuseppe Scalzo, esperto indiscusso di questi paesaggi fiabeschi, ha focalizzato la nostra attenzione su alcune tematiche da lui tracciate. In particolare, i suoi racconti sugli orsi hanno catturato il nostro interesse. Secondo alcune storie, tramandate oralmente, gli orsi vivevano indisturbati in questo habitat. "Ara dell'orso", questo uno dei possibili significati della località denominata Orsara. Un luogo ricco anche di caverne, ripari per questo mammifero dalla rara bellezza.

La discussione con Giuseppe Scalzo ha fatto riemergere, dal sentiero verso l'oblio, anche una località nella vicina Sila, denominata "Macchia dell'Orso. Continueremo a seguire la vicenda. Ne vedrete delle belle.

 

Foto da Google

GRIMALDI – Cento mascherine lavabili pediatriche e dodici mascherine ffp2 saranno donate dal gruppo di minoranza “Stretta di mano”, composto da Pino Albo e Alessandra Medaglia.
Destinate alla cittadinanza le prime, e ai volontari della Protezione civile le seconde, serviranno per affrontare in tutta sicurezza la fase 2 appena iniziata.
I dispositivi di protezione individuale saranno consegnati alla Protezione civile. Lo specificano i due consiglieri di minoranza in una lettera indirizzata al presidente del gruppo dei volontari, affinché provvedano a distribuirle a coloro che vorranno individuare come destinatari.
L'iniziativa lodevole che “Stretta di mano” ha promosso, insieme ad alcuni dei suoi sostenitori, è stata così commentata dagli stessi consiglieri Albo e Medaglia: «È un piccolo gesto, ma profondamente sentito, per essere vicini alla comunità in questo momento di grande crisi pandemica, con la speranza che questa situazione possa risolversi al più presto e che, sotto quelle mascherine, possano nascondersi solo i sorrisi dei nostri bimbi».

GRIMALDI – Da circa una settimana, lo sportello postamat è fuori uso per un guasto.
La temporanea impossibilità per gli utenti, di prelevare somme di denaro dall'esterno, sta determinando lunghe code all'ufficio postale.
Costretti ad aspettare più del dovuto per raggiungere gli sportelli, anche sotto il sole o la pioggia, per mantenere la distanza di sicurezza, molti cittadini hanno manifestato il loro evidente disagio.
Un disagio lamentato soprattutto agli inizi del mese, quando sono state pagate le pensioni. Nonostante il pagamento sia stato scaglionato su diversi giorni per scongiurare possibili assembramenti, le lunghe file sono state, e continuano ad essere, inevitabili.
Anche perché, all'ufficio di Grimaldi si riversano i cittadini di Altilia e quelli di Malito, comuni nei quali il servizio postale è attivo solo in determinati giorni della settimana.

(Foto dal Web)

Una bella e originale iniziativa promossa dall’amministrazione comunale di Rende. "Vedere orizzonti dove vengono segnati confini, in un momento storico che ci richiede di ripensare a noi stessi e superare quello che ci rende distanti dal rimanere umani è ciò che muove il nostro welfare resiliente”: il sindaco di Rende Marcello Manna ha spiegato così lo spirito dell’ultima delle iniziative che la sua amministrazione ha messo in moto all’indomani dello scoppio della pandemia a sostegno delle famiglie più bisognose. In collaborazione con la casa circondariale “Sergio Cosmai”, la Terra di Piero e l’IIS “Cosentino-Todaro”, il comune dell’oltre Campagnano promuove “CuciniAmo” progetto che coinvolgerà alcuni dei detenuti nella preparazione dei pasti da destinare alle persone in difficoltà.
Da lunedì al sabato i fornelli della cucina all’interno delle carceri cosentine ritorneranno ad accendersi alimentando la rete solidale che “sinora ha raggiunto più di seicento persone con generi di prima necessità e pasti”, ha dichiarato l’assessore alle politiche sociali Annamaria Artese che ha aggiunto come: “le scelte di vita possono essere messe in discussione solo se prima si è compreso come si è vissuto ed essere quindi trasformate in azioni reali nella vita fuori dal carcere.
Questa iniziativa dimostra come, nonostante la situazione detentiva, queste persone dimostrino vicinanza a chi soffre”. “Gli studenti iscritti alle cinque classi della sezione carceraria dell’istituto alberghiero rendese a turno prepareranno il pranzo seguendo il menù dei docenti Marigliano e Caloprese che hanno realizzato, per l’occasione, un ricettario con il procedimento dei pasti. I ragazzi sono particolarmente motivati perché è emersa la volontà di aiutare chi adesso si trova in difficoltà” ha affermato la dirigente dell’istituto alberghiero Tina Nicoletti. Ma a cucinare saranno idealmente tutti i detenuti che, proprio nei giorni scorsi hanno scritto una lettera di ringraziamento alle ragazze e ai ragazzi che ogni giorno operano: “per gli ultimi e i bisognosi”. “Abbiamo creduto molto in questa iniziativa – ha affermato Francesco Chiarello, chef e a capo della squadra di volontari che prepara i pasti per tutta l’area urbana- perché in questo percorso di riabilitazione il fattore umano e sociale deve essere sempre garantito”.
“Siamo certi –ha sottolineato la direttrice del carcere Maria Luisa Mendicino- che sentirsi di nuovo utili per la società è processo fondamentale. Per questo è importante che negli istituti penitenziari venga offerta la possibilità di professionalizzarsi, imparare un mestiere, studiare, in modo che chi sconta la pena possa strutturare la fiducia in sé stesso, negli altri, nelle istituzioni e nello Stato”. 

Nella foto, il giornalista Gianfranco Bonofiglio

FALERNA (CZ) – La Pro Loco di Falerna, coordinata dalla dinamica presidentessa, Caterina Cario prosegue nelle iniziative di solidarietà. Grazie al sostegno dei suoi volontari ed all’operosità del Direttivo, il sodalizio, in occasione della Pasqua, aveva fatto sentire la sua vicinanza ad alcune strutture socio-assistenziali del territorio: la R.S.A. “Ippolito Dodaro” di Falerna Centro e la Comunità alloggio per anziani “San Giovanni” di Gizzeria Lido.
Qualche giorno fa, è stato il turno della residenza per anziani “Clinica Life – Villa Marida” di Falerna Marina. Il sodalizio falernese ha, così, preparato e donato mascherine protettive cucite a mano, che rappresentano preziosi ausili per il personale, insieme a dolciumi offerti agli ospiti della struttura.
«Apparteniamo a questa comunità e comunità vuol dire condivisione, soprattutto in un momento tanto delicato»: queste le parole di Caterina Cario, alla guida della Pro Loco dal gennaio scorso. Sono bastati pochi mesi alla neoeletta per dimostrare tutta la sua creatività, la sua laboriosità, il suo valore: «Essere cittadini significa essere partecipi di ciò che ci circonda, rendersi utili, maturare una sensibilità per l’altro, agire ed aiutare concretamente. In attesa di riprendere le nostre consuete e complesse attività, abbiamo deciso di non stare con le mani in mano e di spendere le nostre energie ed il nostro tempo in iniziative solidali e di positivo impatto sociale: valori sanciti dal nostro Statuto e condivisi da tutti i soci».

Nell'ospedale della città lombarda la fase di test è già ben avviata e 20 pazienti hanno già avuto benefici

Non solo la giovane mamma guarita dal Covid-19 grazie al plasma iperimmune, di cui è stata data notizia qualche giorno fa, ma all’ospedale di Mantova sono già 20 le persone che hanno avuto un beneficio dalla trasfusione di quella parte di sangue che contiene anticorpi già sviluppati. A dirlo all’AGI è il dottor Massimo Franchini, ematologo e primario del centro trasfusioni dell’ospedale Poma.
Venti giorni fa, all’inizio della sperimentazione il dottore, ci aveva parlato di ‘speranza’, invece oggi abbiamo fatto “un passo in più”. E uno ulteriore potrebbe essere fatto se tutte le altre strutture della Lombardia che ne hanno fatto richiesta potranno aderire al trial clinico: “Si potrebbe arrivare ad almeno 500 pazienti”.
Nei 20 giorni di sperimentazione “si sono potute osservare molte cose - spiega Franchini - Prima di tutto il tipo di paziente su cui l’immunoterapia passiva funziona, ovvero colui che ha già una sindrome da distress respiratorio di grado medio-severo e ha avuto l’insorgenza della malattia da meno di 10 giorni”.
In molti casi i soggetti sono già aiutati a respirare con il casco C-pap. “Da quello che abbiamo potuto osservare la precocità dell’intervento sembra decisiva nella terapia col plasma”. E il miglioramento avviene con una velocità sorprendente: “Da poche ore a pochi giorni”.
Insieme al San Matteo di Pavia, l’ospedale Poma di Mantova è in prima linea nella sperimentazione della cura del Covid-19 con il plasma convalescente iperimmune. E i risultati hanno già fatto il giro del monod: “Ci arrivano telefonate da reparti di tutta Italia, perfino da Sassari, ma anche dall’estero: Inghilterra e Stati uniti ci chiedono informazioni”.
Dal plasma come cura ad un passo in più, che si potrebbe realizzare a breve: usarlo come profilassi per le persone più esposte al virus, come i sanitari. In Usa, ad esempio “sarà avviata una sperimentazione su 30 infermieri e medici a cui sarà infuso preventivamente il plasma iperimmune, per aiutare le loro difese nel caso in cui venissero infettati”, spiega Franchini; e precisa che comunque l’infusione ha “un’efficacia di massimo due o tre settimane; ma potrebbe essere ripetuta al bisogno”.
Non vanno dimenticati i vantaggi di questa procedura: è poco costosa e non ci sono problemi di reperibilità della materia, che - ricorda - “deriva dal sangue umano, debitamente trattato; il sangue di persone che sono guarite e che hanno sviluppato gli anticorpi nei confronti del coronavirus”.
A Mantova, “abbiamo centinaia di donatori e ormai una biologa della nostra equipe è dedicata ogni giorno a selezionare e smistare tutti i volontari che desiderano donare il proprio sangue”.
L’appello del dottor Franchini - che assicura che il suo reparto “continuerà a produrre plasma finché ce ne sarà bisogno” - è però di “fare presto” ad allargare la platea di persone da sottoporre alla terapia, anche in vista di una prossima ondata di contagio che si potrebbe verificare in autunno.

MARIA TERESA SANTAGUIDA 

AGI (Agenzia Italia)
Nella foto, medici ospedale Mantova

 

 

 

ROGLIANO – Il consigliere delegato alla cultura Antonio Simarco è stato sottoposto, questa mattina, a una serie di prelievi ematici, che serviranno a stabilire la sua idoneità a donare il plasma per aiutare altre persone colpite dal Covid-19. Simarco, guarito dal Coronavirus dopo 36 giorni di ricovero presso il reparto di pneumologia dell’ospedale Annunziata di Cosenza, ha terminato la quarantena a casa.
Stamattina, lui, così come ha fatto anche il vicesindaco Fernando Sicilia, si è recato presso il nosocomio cosentino a fare le prime analisi e dare l’avvio a tutta una serie di controlli che serviranno a stabilire la sua completa guarigione e la sua idoneità a donare il plasma. Nella stessa mattinata, il consigliere è stato sottoposto all'ennesimo tampone e a una serie di questionari necessari ai medici per avere un quadro completo della situazione.
«Per me – ha detto Simarco – donare il plasma è un dovere etico-morale, un onore, che va nella direzione della salvaguardia della salute di altri cittadini che, colpiti da questo terribile virus, si ritrovano in un letto d’ospedale, in reparto isolato, a combattere così come abbiamo combattuto noi. Chi come noi può immaginare cosa significhi stare chiusi e isolati, per oltre un mese, e aggrapparsi a una speranza che viene soprattutto della professionalità e dalla sensibilità del personale medico e paramedico? Il plasma – ha concluso l’amministratore - può essere un valore aggiunto per offrire la possibilità, a chi è colpito dal virus, di guarire».
Oltre a lui e al vicesindaco, saranno sottoposti agli stessi controlli, necessari per poter donare il plasma, il primo cittadino Giovanni Altomare e i vigili urbani guariti dal Covid-19.

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