GRIMALDI - Sono divertenti, spigliati, belli, complici, e giocano a fare gli attori.
Questa premessa potrebbe far pensare, a molti, che i protagonisti di questo articolo siano due fidanzati. Ma Francesco e Giovanna Vecchio, questi i loro nomi, sono molto di più.
Fratello e sorella, 20 anni lei, 27 lui, in questi giorni di isolamento, stanno dando vita a degli sketch particolarmente divertenti e coinvolgenti, che li vedono protagonisti sui social Facebook e Tik Tok.
«Tutto è nato per gioco - ammette Giovanna - perché ci piace far divertire le persone e ci piace anche recitare. Poi, come negarlo, in questo periodo di quarantena, improvvisare degli sketch ci consente di passare e far passare le giornate in modo “alternativo”».
Giovanna, occhi grandi scuri e un sorriso disarmante, studia Scienze dell’educazione all'Unical. Francesco, che lavora in un bar locale, occhi scuri pure lui e sguardo tenebroso, si diverte a improvvisare con lei esilaranti gag, che lasciano trasparire il loro straordinario legame affettivo, che non conosce gelosie, rivalità o battibecchi.
Così, in questo tempo che sembra sospeso, i due fratelli, dimostrando di possedere grande creatività, si divertono a interpretare scene esilaranti, tratte da noti film della commedia italiana, calandosi ogni volta perfettamente nella parte.
In un batter d’occhio, svestono i panni di Francesco e Giovanna, e indossano quelli di Jessika e Ivano, gli svampiti sposi di “Viaggi di nozze”, il fortunato film di Verdone degli anni ’90. Non solo. I due sono molto abili a realizzare scenette che intrattengono piacevolmente, facendoci distrarre per qualche minuto.
Giovanna, poi, ha saputo ben interpretare anche ruoli più impegnativi. È stata, infatti, protagonista di un video dedicato alla violenza sulle donne, realizzato dall'amministrazione comunale di Grimaldi in occasione dell’8 marzo.
Francesco e Giovanna, con la loro simpatia travolgente – ne siamo certi – sapranno regalarci ancora momenti allegri e leggeri, nel lungo periodo di quarantena che ci attende.
Straccetti di pollo con peperoni
Ingredienti per 4 persone:
500 g di petto di pollo
2 peperoni rossi
1 cipollotto
5 pomodorini pachino
3 cucchiai di olio extra vergine di oliva
1 noce di burro
Farina q.b.
Sale q.b.
Procedimento
Lavate e tagliate a striscioline i peperoni. Tagliate il cipollotto, fatelo appassire nell’olio, aggiungete i peperoni, il sale e lasciate insaporire per qualche minuto; unite i pomodorini, coprite con un po’ d’acqua e lasciateli cuocere per circa 15 minuti. Tagliate a straccetti il petto di pollo, mettete il sale e passateli nella farina. Fate sciogliere in una padella una noce di burro, mettete gli straccetti di pollo, lasciateli rosolare per circa 10 minuti e versateli nella padella insieme ai peperoni. Lasciate cuocere per circa 15 minuti e servite.
MALITO – Stamattina non è passato e la sua mancanza si è fatta sentire a Grimaldi e a Maione. Tonino Pirozzo, il compagno socialista che annualmente, il primo maggio, attraversa con la sua auto le strade di Malito e dei due comuni limitrofi, sventolando la bandiera rossa sulle note della storica canzone popolare, è rimasto “forzatamente” nel suo paese. La drammatica situazione che stiamo vivendo, legata al coronovirus, e le restrizioni ad esso collegate, non gli hanno consentito di allontanarsi dal piccolo centro del Savuto. Per questa ragione, lungo le vie di Grimaldi e Maione oggi non hanno risuonato le note di “Bandiera rossa”, e tanti cittadini, che speravano di vederlo passare, sono rimasti delusi. Diversamente, nel suo comune, Tonino, non ha mancato di fare il tradizionale giro con l’auto, sventolando la bandiera col garofano ben in vista. «Sono molto dispiaciuto - ammette - di non aver potuto fare anche quest’anno il mio tradizionale percorso», ma promette: «Ritornerò l’anno prossimo. Nell’attesa, saluto tutti gli amici che mi aspettavano e soprattutto quanti ancora credono, come me, negli antichi ideali politici». Quella di Pirozzo per il socialismo è una passiona nata fin dall’infanzia. A trasmettergliela fu la madre, Francesca Spina, mentre il padre, Eugenio, era comunista. «Il mio ideale socialista - ammette - lo sento forte nell’anima, è qualcosa che mi accompagnerà tutta la vita». Tonino Pirozzo, 69 anni, oggi è in pensione. Sposato e padre di due figli, è stato un lavoratore edile fino al 1979, anno in cui ha iniziato a lavorare per il Comune di Malito.
San Francesco (1416-1507) si caratterizza come difensore dei poveri, mettendosi sempre dalla parte degli sfruttati. Egli riteneva le ingiustizie sociali come peccati e fu un paladino delle "rivendicazioni sociali": equa distribuzione dei beni, fraternità dei rapporti, condanna di ogni vessazione. Tutto ciò avveniva in un'epoca difficile, contrassegnata da egoismi e da vessazioni nei confronti della gente più umile. Dopo cinque anni (1430-1435) di eremitaggio, in cui abitò in una grotta, con la terra nuda come letto e un sasso per guanciale, altri ragazzi si unirono a lui, attirati da quella vita di preghiera e di sacrificio. Con loro cominciò a costruire il convento di Paola, che divenne la sede dell'Ordine dei Minimi fondato da fra' Francesco nel 1435. Vi facevano parte frati che condividevano la sua parola d'ordine: carità verso i minimi, cioè gli ultimi, i bisognosi di tutto, nel corpo e nello spirito. In Calabria, egli fece costruire altri conventi, tra cui, nel 1444, quello di Paterno Calabro, che, cronologicamente, è la seconda fondazione dei Minimi dopo quella di Paola. Il Santuario di Paterno, costruito su direttive del Santo, che, frequentemente, vi dimorò, è opera di maestranze locali. Ma oltre alle doti di altruismo, fra' Francesco faceva anche miracoli. Ne raccontiamo solo alcuni. Per esempio,un giorno, mentre con i confratelli stava attraversando le impervie montagne calabresi, il gruppo rimase senza scorte di cibo. San Francesco mise le mani in una bisaccia e ne estrasse un grosso pane soffice e fumante tra lo stupore generale. "E' un miracolo, un miracolo!", gridarono i confratelli, confusi da quel fatto incredibile. "Non dite a nessuno quello che avete visto", fece promettere il frate che non voleva diventare famoso per i propri prodigi. Ma i miracoli continuarono nel tempo: un giorno del 1464, dovendo recarsi in Sicilia, a Milazzo, per la costruzione di un nuovo convento, al momento di attraversare lo Stretto di Messina, nessun barcaiolo si offrì di accompagnarlo. A quel punto distese il suo mantello e con i suoi confratelli attraversò il mare su di esso. La voce che fosse un santo si diffuse rapidamente: migliaia di persone ogni anno partivano da terre lontane per venire in Calabria a farsi benedire, a cercare una parola, un segno che alleviasse i loro dolori fisici e morali.
La sua fama arrivò persino alla corte del re di Francia: nel 1482 Luigi XI si ammalò gravemente e, avendo sentito che nel Sud dell'Italia c'era un frate con poteri miracolosi, lo chiamò a Tours. Fra' Francesco aveva già sessantasette anni e non voleva lasciare la sua terra, ma, nel 1483, Papa Sisto IV e il re di Napoli Ferrante, ansiosi di essere utili al potente monarca francese, gli ordinarono perentoriamente di partire. Così il povero frate calabrese obbedisce e si mette in viaggio per la Francia. Si narra che sulla vetta del Pollino, strada obbligata per il viaggio, il Santo si sia inginocchiato e abbia benedetto per l'ultima volta la sua Terra. Giunto alla corte di Francia disse al re: Non posso fare nulla per voi se non farvi accettare l'idea che tutti gli uomini sono destinati a raggiungere il Padre nei cieli". Il re si preparò alla fine che avvenne pochi mesi dopo, facendo promettere a fra' Francesco di occuparsi dell'anima dei suoi discendenti. Così accadde e, nonostante nel corso degli anni fra' Francesco domandasse spesso a Carlo VIII, successore sul trono di Francia, di tornare in Calabria, ne riceveva sempre un fermo rifiuto, per la promessa che il frate aveva fatto al padre. Il 2 aprile 1507, mentre era assorto nelle sue meditazioni nel monastero di Tours , il frate si spense. Si concludeva così la lunga vicenda terrena dell'Eremita calabrese, iniziata novantuno anni prima a Paola e che lo avrebbe portato nel cuore dell'Europa a diffondere il suo messaggio di pace e amore. La notizia della sua scomparsa fece ben presto il giro d'Europa e cominciò a diffondersi il culto per il frate che, con tempi insolitamente veloci per la Chiesa, Papa Leone X nel 1513 proclamò beato e nel 1519 santo,proprio per tutti i miracoli che aveva compiuto in vita.
Nella giornata di ieri, sono stati distribuiti pacchi con prodotti alimentari alla famiglie non coperte dal precedente intervento dei buoni spesa. L'iniziativa, fortemente voluta dall'amministrazione comunale in collaborazione con la Caritas parrocchiale, ricade tra le varie attività portate avanti in queste settimane per far fronte all'emergenza coronavirus.
La compagine civica "L'Arcobaleno", in una nota, ringrazia la Caritas nella persona del parroco Francesco Spadafora, il signor Giovanni Arcuri per l'impegno profuso nella distribuzione, i tanti donatori e l'azienda locale "Calabria Food" di Arturo Crispino.
La nobile causa è stata accolta con favore dalla comunità. Intanto, in tutta la valle del Savuto, proseguono varie iniziative benefiche a favore delle fasce più deboli.
Omar Falvo
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