La chiesa e l’annesso Convento di Sant'Antonio da Padova, anticamente, erano intitolati allo Spirito Santo. Entrambi furono eretti dall'eremita Fra’ Desiderio Saccomanno, a partire dal 1576.
A quel tempo, il paese sorgeva sul Perrupo, luogo in cui rimase fino al terremoto del 1638, che distrusse l’intero abitato, poi ricostruito lungo la Chiata.
La chiesa viene saltuariamente aperta al pubblico, in particolare durante le celebrazioni in onore di Sant'Antonio, periodo in cui è gremita dai numerosi devoti.
Anticamente, fino all'arrivo dei frati Francescani (1662) e anche oltre, essa ebbe un aspetto medioevale, quindi sobrio ed essenziale, completamente diverso da quello tardo-barocco che ammiriamo oggi.
Al tempo in cui Fra’ Desiderio visse tra quelle mura, la chiesa, probabilmente rivestita in tufo, era priva di decori alle pareti e alle volte, e non custodiva alcuna statua, a eccezione, si può ipotizzare, della sola statua di San Francesco di Paola.
Bisogna attendere il 1783 per assistere alla quasi definitiva sistemazione architettonica e artistica del luogo di culto, che avvenne secondo i canoni dell’arte tardo-barocca, che ammiriamo ancora oggi.
Chi entra in chiesa non può non rimanere incantato dal singolare pavimento completamente in mosaico, risalente al 1893 e dai due splendidi confessionali del ‘700, entrambi abilmente intarsiati.
Degli affreschi un tempo presenti sulla volta della navata, ne rimane soltanto uno, che riproduce l’immagine di San Giovanni Evangelista. Sui due lati della navata, invece, si possono ammirare sei meravigliose tele, alcune di scuola napoletana, altre di scuola calabrese. Diverse sono le statue che essa custodisce: due, lignee, del tardo Settecento, riproducono San Bonaventura da Bagnoregio e San Pietro d'Alcantara. Altre tre, di diversa fattura, sono quella della Madonna del Carmine e dell’Immacolata Concezione (quest’ultima fu ritrovata intatta fra i resti del terremoto del 1638). Di fronte a essa, sulla parete sinistra, c’è la statua di Sant'Antonio da Padova, annualmente portata in processione nel giorno della festa solenne.
La scultura lignea raffigura il santo da ragazzino, che nella mano destra stringe un libro, segno della sua scienza e del suo insegnamento, sul quale si erge Gesù Bambino, mentre nella mano sinistra tiene un giglio, simbolo di purezza.
Anche l’abside custodisce antiche sculture lignee, dipinte a tempera, con inserti di oro zecchino nei piedistalli. Sono opere di grande valore, risalenti al tardo Settecento: sulla parete destra, in una nicchia, è deposta la statua reliquiario di San Francesco d’Assisi; di fronte, è invece custodita quella di San Pasquale Baylon, protettore delle donne. In alto, al centro, domina l’Ecce Homo, opera in legno di pioppo, con occhi di cristallo, attribuita a Fra’ Umile da Petralia (1600 – 1639, scultore e religioso) o alla sua scuola, restaurata negli anni ’90 dalle Belle Arti di Cosenza.
Il maestoso coro, realizzato interamente in legno di noce nazionale lavorato a intarsio, rapisce lo sguardo dei visitatori.
Dal coro absidale si accede alla sacrestia. Anch'essa racchiude al suo interno opere di straordinaria bellezza: una serie di armadi di noce nazionale finemente intagliati, i cui intarsi richiamano quelli del coro absidale e dei confessionali. Uno di questi è opera dei frati Giuseppe da Grimaldi e Gennaro da Bonifati.
Nella chiesa è conservata anche una statua dell’Addolorata, il cui volto ha un’espressione particolarmente intensa.
La cantoria, poi, è assolutamente da visitare per il suo soffitto dipinto su tavola, in stile barocco, e per il coro: una magnifica opera in legno, anch'esso lavorato a intarsio, datato 1762, opera di Padre Pietro Celestino.
Sia dal pronao che dall'abside si può accedere allo splendido chiostro monastico, risalente al ‘600. Esso è formato da arcate coeve che poggiano su pilastri del primo periodo barocco. Alle pareti dei corridoi che lo circondano, si possono ammirare una serie di mosaici risalenti agli anni ’80, realizzati al posto delle precedenti pitture esistenti. Nel chiostro sono custoditi una statua di pietra che ritrae Sant'Antonio da Padova, e una pietra tufacea con sopra scolpita una croce, che pare appartenesse alla chiesa parrocchiale dell’antico Grimaldi.