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Saggio in prosa narrativa a cura di F. VETERE

Francesco è consapevole di avere infusa la beatitudine celeste sin dall'adolescenza, attraverso l'ausilio di severo eremitaggio e profonda meditazione sulla sorte del genere umano o concentrazione sulla missione che dovrà compiere e che lo porterà all'arduo compito di dirimere innaturali contrasti e temperare le travagliate coscienze dell'epoca. Sorretto da lucida razionalità, corroborata da granitica etica e da vivida visione della realtà presente, si appresta a svolgere una storica funzione , ispirata da solida Fede.
Nessuna aspirazione di acquisire onori e glorie di terrena matrice, ma spinto dal desiderio di confrontarsi con un mondo ombroso e contraddittorio onde generare un compromesso tra sacro e profano, illuminato dalla sua riconosciuta sapienza. Gli evi del tempo ancora risuonano della sua pastorale missione, irradiata da Cristo e a lui affidata per solennizzare l'esempio nato da pia benevolenza e senso di umana giustizia in un mondo di violenta oppressione verso i più deboli. Modesti cenobi, creati all' interno di austeri monasteri pulsano di comunitaria vita dove i Minimi si prodigano a tramandare e a vivere seconda regola tracciata dal loro sommo Confratello. 

La popolare tradizione non solo gli rende merito di fulgida santità per i suoi miracolosi prodigi, ma scrive una sua personale storia che lo eleva al rango di intermediario tra mistica ascesi del suo evangelico apostolato e difficile realtà sociale dell'epoca. Nuovi orizzonti si aprono nelle coscienze mercé accorate predicazioni che toccano e fanno breccia negli aridi cuori dei potenti, che in ossequioso contegno lo ascoltano come dispensatore del Verbo divino. La sua profetica parola è rivolta anche alle classi più indigenti, certamente bisognose di morale sostegno e motivato slancio per affrontare con dignità i continui affronti del ceto dominante.
La sua etica caratura e uno spirito pregno di solidale afflato sono eredità che il Santo di Paola reitera nel suo cammino di fede, avendo Egli, come esemplare modello quel Benedetto da Norcia, che nel Cenobio di Montecassino imprime attraverso paziente e sacra trascrizione indelebile traccia di un'eterna cultura di preghiera, senza disattendere a laborioso rispetto per la terra quale indispensabile mezzo di sostentamento.
Francesco non rimane però insensibile all'esempio dell'erudito letterato Cassiodoro,fondatore del centro di cultura Vivarium, ammirando in Lui la pragmatica visione politica di restaurazione delle decadute istituzioni romane d'Occidente, rivivificata da principi dottrinari del Cristianesimo.
Ammirevole agli occhi del santo Frate è il sogno politico di questi, pur destinato a perire, ma di certo non perirà l'encomiabile lavoro scrittorio, scolpito nelle pagine di immortali codici miniati.
Viene fortemente attratto dal mistico fascino dell'Abate Gioacchino, la cui cristiana spiritualità pervade il mondo medievale in una visione di sogno e di utopia, concentrata nel profetico e misterioso studio dell' Apocalisse. 

A sfatare la distorta storia popolare che Lo dipinge indigente e scontroso frate è l'obiettiva ricerca di reale verità che rivaluta la sua razionale essenza, proiettando la sua personalità in alveo internazionale, senza disconoscere la tendenza ad isolarsi in ascetica meditazione ma riconoscendo a Lui sacrale impegno di diventare pellegrino di pace, raccogliendo proseliti non per mera ostentazione di vanità, ma con sentito impegno di perseguire il tracciato della parola di Cristo.
Struggente nostalgia lo pervade nel ricordo dei luoghi d'origine, pur nella volontaria lontananza in Terre straniere, che non sente sue ma dove compie la sua mistica missione, come se la Mano divina lo spingesse a non desistere dal sacro impegno. Francesco travalica la vetusta concezione di un rigido maschilismo monastico e apre le braccia per accogliere femminili figure di neofite a cui consacrare il nero saio penitenziale. Conventi e monasteri ricevono il suo sigillo spirituale dove discepoli ed epigoni sublime fanno la di Lui santità e perpetueranno parole ed azioni con cui il Santo aveva aperto i cuori più duri, invocando nuovi orizzonti di cristiana Pace. Il saggio Eremita giammai si svestira' del dimesso e umile saio, simbolo di penitenza fino alla sua terrena dipartita come degno Discepolo di Cristo, senza brama di essere venerato ma di essere umilmente ricordato.

 



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