Saggio in prosa letteraria a cura di Franco Vetere
PARTE SECONDA
L'Emisfero infernale è pervaso da graduale degradazione, e anche se si identifica in un negativo scenario rappresenta un percorso ascendente in cui si afferma l'autocoscienza del Poeta, trasmessa ai lettori per ricercare la verità nell'intimo di sé, abiurando ad ogni forma di insano peccato.
Nel Purgatorio lo scenario si apre con un'imponente montagna, la cui circonferenza è formata da sette gradoni ascendenti, ognuno dei quali simboleggia i 7 vizi capitali.
La morfologia del sito purgatoriale è sommamente diversa dal tenebroso luogo infernale; prova ne è il ritorno alla luce e all'acqua che bagna le lievi sponde montagnose, segni ascrivibili alle potenzialità dell'Emisfero australe.
Il Sommo Poeta fa coincidere la visita al Secondo Regno con il giorno di Pasqua, ovvero della Resurrezione che metaforicamente sublima il ritorno all'alternarsi del giorno e della notte nella normale scanzione temporale come quella terrena. Le pene inflitte non sono truci alla pari di quelle comminate a recidivi e non pentiti peccatori, ma sono umilmente accettate dalle anime quale tributo a dovuta espiazione secondo volontà divina.
Non più violente costrizioni infernali ma solo umile attesa nell'Antipurgatorio dove sostano quei purgandi la cui caratteriale indolenza li ha resi insensibili in vita di convertire la loro vita a Dio.
Si respira nel Purgatorio un'aria più umana, mitigata anche dal pentimento di tutti che accettano un marchio sulla fronte, inciso da un austero Angelo per simboleggiare che ancora non sono mondi dai vizi che li hanno pervasi nella dimensione terrena.
La fine della pena non segue cronologico criterio ma è determinata dall'intensità del pentimento in modo che si perda memoria di ciò che è stato in terra per acquisire meritata mercede all'anima che ha espiato ormai il fio dei suoi peccati, riacquistando la primigenia purezza.
Il miraggio del Paradiso diventa un agognato desiderio quando salgono i gradoni della montagna, la cui ascesa diventa più agevole quando il peso della colpa diventa più leggera perché abiurano con sentite preghiere al passato, impetrando il perdono divino.
Nel Purgatorio, altresì, le anime cercano di accostarsi alla misericordia divina attraverso quella liberazione morale mediante esaltazione mistica della Cristianità.
Il dramma dei primi due Regni dell'0ltretomba è il riflesso del dramma terreno, dove l'alternanza di vita e morte è regolata dalla giustizia di Dio, quale riflesso di incontrovertibile verità.
Il percorso delle anime aspiranti a farsi aprire le porte del Paradiso, è condiviso da Dante che si identifica in loro per compiere anch'Egli un percorso espiatorio di una pena che sente di dover moralmente scontare, per essere infine degno di oltrepassare la soglia del Regno della Luce.
La spianata che precede la porta del Paradiso è custodita da una dolce fanciulla, Matelda, simbolo della purezza spirituale generata dalla primigenia condizione dell'anima umana.
La sommità piatta della Montagna del Purgatorio è il confine che delimita la fine tra i due Regni, e lì Dante, dopo essere stato purificato nelle acque del fiume Letè, riacquista quella purezza perduta nella vita terrena, e così diventa degno di entrare nell'eterea dimensione paradisiaca per ricongiungersi con l'amata Beatrice.
La gioia immensa del Poeta si scontra però con il doloroso commiato dal suo venerato Maestro, quel Virgilio che sollecitato da Beatrice, è venuto in soccorso di Dante, diradando in questi lo smarrimento nella Selva del peccato.
Il ricordo del cammino percorso insieme al suo Maestro è una ferita profonda per il Poeta, consapevole che Virgilio dovrà mestamente ritornare nel Limbo, il regno di coloro che incolpevolmente non hanno ricevuto il Crisma battesimale.
Il Divin Poeta, mitigato dalla sofferenza dell'Amico perduto mercé ausilio della sua Donna, dopo purificatrice abluzione nelle acque del sacro Eunoè, conclude così la seconda Cantica: "....rifatto sì come piante novelle rinovellate di novella fronda, puro e disposto a salire a le stelle".