I racconti, sin dalla notte dei tempi, sono la base, per noi tutti, di una sorta di archivio pregno di informazioni. Queste leggende, che dal passato resistono tenacemente alla forza dell’oblio, tante volte narrate dai nostri nonni, devono essere fortemente tutelate. Come? Ovviamente ricostruendole. Le storie rappresentano un tassello della linfa vitale del nostro patrimonio culturale. La valle del Savuto è colma di questi scrigni, disseminati in luoghi dal fascino indiscusso. Vallate, promontori, boschi, borghi, sono da considerarsi, a tutti gli effetti, una ricchezza per la comunità. Questo viaggio, immaginario, parte sin dalle prime luci dell’alba dalla località Orsara, nel comune di Marzi. Giunti nella frazione, un villaggio da le mille e una notte, subito, incontriamo Giuseppe Scalzo, amante di questi territori e custode poliedrico di un sapere troppe volte dimenticato. Per ascoltare con attenzione le sue parole, decidiamo di raggiungere la fontana presente nel borgo, per poter trovare un comodo riparo.
Le grotte dei briganti e gli orsi di Orsara
“Sono centinaia i racconti di queste grotte disseminate nel territorio, nozioni, da secoli tramandate oralmente dai nostri antenati. Sul cucuzzolo, di una delle grotte, sono visibili tre scavi. Per la forma, queste insenature ricordano tantissimo delle padelle. La gente del posto le chiamava “mangiature” dei briganti”, inizia così il viaggio emozionante nel sapere di Giuseppe Scalzo.
“Secondo tanti servivano per far mangiare i cavalli dei briganti. Su tale ricostruzione ho i miei dubbi. Considera, che la grotta, sul lato ovest del colle Piricozza, si trova in un territorio ripido, alle spalle di Balzata. Luogo difficilmente raggiungibile dai cavalli. E poi, i briganti avevano il tempo di poter creare tutto questo? Ritengo, che la chiave di volta di queste opere architettoniche non sia da attribuirsi a queste leggende. Probabilmente la verità, sul vero significato di queste “padelle”, risale a tempi molto più antichi”, ha continuato Scalzo, catturando notevolmente la mia attenzione con le sue parole.
"Una delle grotte è situata vicino alla località Destro Quintieri. Le altre due incece nei pressi di Orsara. Un tempo, in questi boschi vagavano anche gli orsi. In Calabria fino al 1600, secondo le ricostruzioni di alcuni storici, questi mammiferi abitavano i nostri territori. Il nome della frazione di Orsara, probabilmente, è riconducibile a tale tematica. Sai ( riflette ndr) anche in Sila esistono altre località che tracciano un perimetro ben definito in tale direzione. Voglio citare ad esempio la “Macchia dell’Orso", ha concluso lo stesso.
Sicuramente ritorneremo in questo luogo, per accendere nuovamente i riflettori su queste tematiche. Ne vedremo delle belle.
Omar Falvo