di Franco Iacucci*

Carissimi conterranei,
la Calabria vi aspetta a braccia aperte!
Mi rivolgo, infatti, a tutti voi che per ragioni di lavoro, studio o famiglia vi trovate a vivere altrove: magari al Nord Italia, magari in un altro Stato. Emigrati di prima generazione o da molte generazioni ormai. Ai tantissimi calabresi che vivono in Canada, in altre parti del mondo e d’Europa: negli anni del secondo dopoguerra partirono con la famosa valigia di cartone, nelle comunità canadesi, e non solo, hanno mantenuto vive le tradizioni e il legame con la loro terra d’origine dando vita ad una “seconda Calabria”.
Siete tantissimi e rappresentate la nostra regione in tutto il mondo. Con orgoglio ma, ne sono certo, anche con nostalgia.
La Calabria, infatti, è una delle regioni da cui si parte molto spesso per non tornare più se non per la breve parentesi estiva.
Come presidente della Provincia di Cosenza e sindaco di un piccolo comune, Aiello Calabro, so cosa significa il “ritorno” di molti di voi d’estate nei borghi natii. Significa ritrovare le proprie radici, la famiglia lontana e i luoghi della propria infanzia o dei propri genitori. E per noi che viviamo qua, significa vedere ripopolate le stradine dei nostri paesi, riaperte le case rimaste chiuse per il resto dell’anno, riabbracciare amici e parenti. Sentire nella piazzetta del paese il dialetto misto al milanese o all’italo-americano in un coacervo di parlate che sono però la stessa identica lingua.
“Un paese ci vuole…”, citando Cesare Pavese, “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.
Ecco, carissimi conterranei, la vostra terra e i vostri paesi vi aspettano e noi abbiamo il dovere e il piacere di accogliervi come abbiamo sempre fatto. Con un bicchiere di buon vino o i prodotti a km zero dei nostri orti. Il mare e la montagna, come solo la Calabria sa mostrarli.
Ho letto in questi giorni qualche polemica sui “ritorni” in tempo di Covid-19. Polemiche sterili e poco intelligenti che non ci appartengono. Non è certamente un periodo facile e la prudenza e la sicurezza devono essere le nostre parole d’ordine ma non smarriamo l’umanità per paura della malattia. Non dimentichiamo i nostri valori dell’accoglienza e della solidarietà, della convivialità e della socialità.
Voglio fare mie le parole del direttore di Migrantes Calabria Pino Fabiano: “non ammaliamoci di cattiveria e sguardo negativo verso i fratelli”.
Il Covid-19 ci ha rivelato che siamo tutti uguali e tutti potenzialmente pericolosi per l’altro ma, proprio per questa ragione, innalzare steccati e barriere è sbagliato e inutile. Bisogna osservare le misure di sicurezza, incentivare i controlli ma questo è compito delle istituzioni. Non si può venir meno a questo dovere dicendo semplicisticamente “restate dove siete”. Non si tratta solo di tutelare il turismo, già fortemente compromesso, e l’indotto che esso crea (compresi tanti posti di lavoro). Basti pensare che Demoskopica stima 2,4 milioni di presenze turistiche in meno in Calabria. Questi dati hanno evidenti ripercussioni sul piano economico che non possiamo ignorare e che a settembre ci presenteranno una situazione difficilissima sul piano sociale.
Non è solo una questione economica, come dicevo, che pure ci deve preoccupare, ma di civiltà. Tutti hanno il diritto di tornare. La storia della Calabria è una storia di accoglienza che parte dall’antichità e che sono certo non tradiremo.
Per questo, cari calabresi tornate. Insieme sarà un’estate più bella.

*Presidente della Provincia di Cosenza e sindaco di Aiello Calabro



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