GRIMALDI – I continui avvistamenti di cinghiali con prole nelle immediate vicinanze del centro abitato preoccupano i cittadini.
L’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi da alcuni residenti che hanno avuto anche danni alle colture, e aggressioni ai cani; ma anche da automobilisti che, percorrendo la strada provinciale 245, hanno incrociato gli animali, i quali attraversando da una carreggiata all’altra hanno rischiato di impattare con i veicoli.
E’ evidente, che gli esemplari avvistati, si avvicinino sempre di più alle zone frequentate dall’uomo, alla ricerca di cibo e acqua che non trovano più nel loro habitat naturale.
L’emergenza cinghiali in Calabria non è solo nei paesi di montagna, ma ne sono stati visti scorazzare anche nei centri marini: sulla circostanza sono intervenute anche le associazioni agricole con delle proposte per arginare il fenomeno, che al momento però non si presenta di facile soluzione. 

Piero Carbone, giornalista pubblicista

SANTO STEFANO DI ROGLIANO - La buona notizia del ritrovamento di Romano Melicchio, avvenuto in tarda serata, è stata accolta con sollievo dall'intera comunità santostefanese e dal sindaco Lucia Nicoletti. "Il signor Romano è in buone condizioni e ne siamo tutti felici", annuncia il primo cittadino con soddisfazione. "Ringrazio le Forze dell'ordine e il capitano della Stazione Carabinieri di Rogliano, Mattia Bologna, per l'estenuante lavoro fatto in queste 24 ore. Insieme a lui, voglio ringraziare il luogotenente Lorelli, e quanti stasera li hanno aiutati nelle ricerche: il gruppo del soccorso alpino della Guardia di finanza e il cane Lupa, i rocciatori di Rogliano, i Vigili del fuoco, il Vigile urbano di Santo Stefano di Rogliano. Insieme hanno formato una grande squadra di lavoro che ha permesso al signor Romano di poter riabbracciare i suoi cari". L'uomo, 85enne, è stato trovato dai Vigili del fuoco in una zona verde alle spalle del centro commerciale "Le porte del Savuto", dopo una segnalazione fatta da un cittadino, G. G. "Ritrovarlo quando le speranze si erano affievolite - conclude il sindaco - è stata una grande gioia. Il signor Romano ha dato a tutti una grande lezione di vita".

SANTO STEFANO DI ROGLIANO - Lo hanno ritrovato questa sera, in un bosco nei pressi di Vallegianno, la frazione in cui risiede e da cui si era improvvisamente allontanato ieri sera, intorno alle ore 20. Romano Melicchio, 85 anni, è in stato confusionale ma, fortunatamente, salvo. Per cercarlo si sono mobilitati i Carabinieri della Compagnia di Rogliano, una squadra speciale (composta da 9 persone) dei Vigili del fuoco di Cosenza, i Rocciatori della vicina Rogliano, la Protezione civile, la Guardia di finanza con i cani molecolari. L'anziano signore, affetto da Alzheimer, è stato trasportato dal 118 all'ospedale di Cosenza, per essere sottoposto ai controlli del caso. Ai soccorritori avrebbe chiesto un piatto di pasta e un bicchiere di vino.

SANTO STEFANO DI ROGLIANO - Lo hanno ritrovato questa sera, in un bosco nei pressi di Vallegianno, la frazione in cui risiede e da cui si era improvvisamente allontanato ieri sera, intorno alle ore 20. Romano Melicchio, 85 anni, è in stato confusionale ma, fortunatamente, salvo. Per cercarlo si sono mobilitati i Carabinieri della Compagnia di Rogliano, una squadra speciale (composta da 9 persone) dei Vigili del fuoco di Cosenza, i Rocciatori della vicina Rogliano, la Protezione civile, la Guardia di finanza con i cani molecolari. L'anziano signore, affetto da Alzheimer, è stato trasportato dal 118 all'ospedale di Cosenza, per essere sottoposto ai controlli del caso. Ai soccorritori avrebbe chiesto un piatto di pasta e un bicchiere di vino.

La polizia di Stato di Cosenza ha eseguito un'ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip presso il Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale procura della Repubblica, nei confronti di 5 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di usura, estorsione ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria. I dettagli verranno comunicati nel corso di una conferenza stampa che si terra' alle 10.30 presso la questura di Cosenza alla presenza del procuratore della Repubblica e degli investigatori della polizia di Stato.
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Due persone di San Giovanni in Fiore denunciate, per trasporto di rifiuti senza autorizzazione,. dai carabinieri forestali delle Stazioni Parco di Lorica e Cava di Melis.
I due, a bordo di un furgone, sono stati sorpresi dai militari in località "Lorichella" nel comune di Casali del Manco, zona 2 del Parco Nazionale della Sila. L'automezzo utilizzato è stato sequestrato.

Alle prime luci dell’alba, nei Comuni di Cosenza, Rogliano, Grimaldi, Malito e San Mango d’Aquino, Militari del Comando Provinciale di Cosenza, supportati da personale della Compagnia di Intervento Operativo del 14° Battaglione Carabinieri Calabria e del Nucleo Cinofili dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione a n. 5 misure cautelari emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Cosenza nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di “detenzione e cessione di sostanze stupefacenti aggravata e continuata” e “favoreggiamento personale”. Per 2 di loro è scattata la custodia cautelare agli arresti domiciliari, mentre altri 3 sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nei Comuni di Malito e San Mango d’Aquino.
L’articolata indagine, condotta dai Militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Rogliano e dalla Stazione Carabinieri di Grimaldi e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, Dott. Mario Spagnuolo, è scaturita da un controllo effettuato, sul finire del mese di novembre 2018, nei confronti di 4 uomini, tutti residenti tra i Comuni di Malito e Grimaldi, che, alla vista di una pattuglia di Carabinieri, hanno cercato di liberarsi di un involucro gettandolo dal finestrino dell’autovettura a bordo della quale viaggiavano.
L’azione, per quanto repentina, era stata però notata dai Carabinieri impegnati in un posto di controllo alla circolazione stradale e l’involucro era stato prontamente recuperato, appurandone il contenuto in alcune dosi di sostanza stupefacente del tipo cocaina. L’episodio ha così fornito l’input per avviare una complessa attività investigativa e, dagli approfondimenti investigativi eseguiti, ne è derivata la scoperta di come il centro storico del Comune di Malito, piccolo centro presilano della Valle del Savuto, fosse stato trasformato dai soggetti individuati, tutti originari dell’area, in una vera e propria piazza di spaccio. Il market dello stupefacente era continuamente attivo: sostanze stupefacenti del tipo hashish e marijuana erano sempre disponibili per i clienti, anch’essi prevalentemente del posto o dei centri vicini, a qualsiasi ora del giorno. Se però l’avventore riusciva a far conoscere in anticipo ai pusher le proprie “necessità”, procurare anche stupefacente del tipo cocaina non sarebbe stato un problema. Ampi erano anche i margini di guadagno per gli spacciatori: dai 5 euro per una storia di marijuana oppure una birra di hashish, sufficienti a soddisfare la singola consumazione individuale, ai 500 per un pallone da quasi 200 gr. di marijuana, da poter condividere con più persone per un periodo di tempo più lungo; a richiesta erano inoltre disponibili vari quantitativi di cocaina per tutte le tasche, dai 60 euro per una pietruzza ai 1.000 euro per una pezzata.
Tutti termini quelli elencati che ormai rientrano nel bagaglio lessicale comune ad ogni pusher. Concordato l’appuntamento con un messaggio inviato mediante le moderne applicazioni di messaggistica, ecco avvenire lo scambio per strada, tra una stretta di mano e l’altra oppure nel corso di un breve saluto tra conducenti di autovetture, confusi fra i passanti, gli automobilisti e la normalità del vivere quotidiano. La cadenza degli scambi, prevalentemente serali, era pressoché oraria.
L’attività investigativa instancabilmente condotta dai Militari della Benemerita, sia tramite l’intercettazione di numerose utenze telefoniche in uso agli indagati che mediante la strategica collocazione di diverse telecamere nel centro urbano di Malito, ha portato all’identificazione di 24 assuntori, nonché consentito di cristallizzare ben 63 episodi di cessione di sostanze stupefacenti. Oltre 200 invece quelli complessivamente ricostruiti a seguito dei contatti intercorsi tra venditori ed acquirenti in oltre un semestre di indagini.
Gli spacciatori trovavano una soluzione per qualsiasi esigenza: se l’avventore non poteva muoversi da casa per qualunque ragione ovvero non era nelle condizioni di transitare per il centro storico di Malito, lo stupefacente gli veniva consegnato a domicilio oppure veniva fissato un appuntamento presso la vicina area di servizio usualmente denominata Savuto, lungo la S.S. 616. La gran parte degli avventori identificati, vista l’imponente mole di materiale probatorio raccolto dai Militari e per non rischiare di essere deferiti alla Procura della Repubblica di Cosenza per il reato di favoreggiamento personale, ha ammesso il proprio stato di dipendenza, formalmente riconosciuto gli spacciatori e fornito dichiarazioni utili per documentarne le responsabilità in modo ineluttabile. Le intercettazioni e i pedinamenti meticolosamente operati dai Militari nei confronti dei numerosi indagati hanno consentito non solo di addivenire alla completa mappatura della fitta rete di relazioni esistenti tra i pusher malitesi, ma anche di individuare ed aggredire il livello criminale superiore: il canale di approvvigionamento così delineato, emerso via via anche grazie ai numerosi rinvenimenti di sostanze illecite e riscontri effettuati, ha permesso di risalire al fornitore cosentino dello stupefacente. Le sue responsabilità sono state documentate con riscontri oggettivi che hanno consentito alla Procura della Repubblica di Cosenza di chiedere ed ottenere misure cautelari personali anche nei suoi confronti.
Diversi poi i metodi escogitati dai pusher per trasportare lo stupefacente nella Valle del Savuto senza cadere nelle maglie dei controlli dei Carabinieri della locale Compagnia. Gli indagati erano infatti soliti organizzare meticolosamente l’approvvigionamento delle sostanze illecite, viaggiando a bordo di due distinte autovetture per minimizzare i rischi connessi: la prima, con a bordo un unico soggetto, svolgeva la funzione di vedetta, lanciando l’allarme ai complici in caso di avvistamento delle pattuglie dell’Arma, a seguire la seconda automobile, con a bordo il resto della banda e lo stupefacente, era invece pronta a cambiare in modo repentino il percorso in caso di necessità.
Documentato in modo oggettivo è stato altresì il ruolo di una delle compagne dei pusher, oggi anch’essa destinataria di misura cautelare, sempre al seguito del proprio fidanzato per consentirgli di fornire un’immagine di apparente normalità agli occhi degli sconosciuti, nonché offrire un nascondiglio tra i propri indumenti intimi per occultare lo stupefacente in caso di eventuale necessità.
Dunque una squadra di persone esperte nel traffico dello stupefacente e molto affiatata quella smantellata oggi dall’Arma: a riprova, i componenti della banda erano soliti appellarsi l’un l’altro con il termine brother, fratello in lingua inglese, da cui il nome dell’operazione che oggi ha fatto scattare le manette ai loro polsi.
Contestualmente alle misure cautelari personali, i Carabinieri hanno eseguito anche 5 decreti di perquisizione domiciliare, emessi dalla Procura della Repubblica di Cosenza, nei confronti di altri soggetti anch’essi indagati in stato di libertà per “detenzione e cessione di sostanze stupefacenti in concorso”.

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