In questi tempi di epidemia da coronavirus ci sono due argomenti che ricorrono spesso nelle discussioni e nella stampa.
Il primo è la burocrazia. Tutti i politici, i commentatori, gli opinionisti, ripetono continuamente che la burocrazia è la causa di molti problemi. Dagli ospedali che non funzionano, alle banche che ritardano nell’erogare i finanziamenti, agli ostacoli posti all’importazione di mascherine sanitarie, agli ospedali incompiuti. Insomma la burocrazia è la principale causa di tutti i mali, e tutti sono concordi nel chiedere “meno burocrazia”.
Il secondo riguarda i meriti dell’Italia. Gli Italiani sono stati il motore della civiltà, hanno inventato le strade, le banche, le leggi, gli acquedotti. Senza tralasciare i primati in vari campi, tra cui l’arte, il cibo, la musica.
Allora una domanda sorge spontanea: Se l’Italia ha tutti questi primati, perché non siamo i migliori? Quelli che stanno meglio?
Per spiegare questo mistero ripubblichiamo di seguito questo articolo già pubblicato su “La Voce del Savuto” di settembre 2001 che ironicamente spiega la situazione.
 
Oggi vi voglio raccontare una parabola sull’origine di un fenomeno che interessa tutti noi, e che è la causa prima di buona parte dei nostri mali.
Quando il Buon Dio creò il mondo decise di dare pari opportunità a tutti. A tutti gli uomini e a tutte le Nazioni, in modo che nessuno prevalesse sugli altri, dopo di che, fiducioso negli effetti della sua opera si disinteressò di questo aspetto, essendo anche occupato in altre faccende.
Però, dopo alcuni millenni, si accorse che qualcosa non andava secondo i suoi piani. In Italia si erano verificate delle circostanze che, a meno di un intervento divino, avrebbero portato quel popolo a prevalere su tutti gli altri. Sia per il clima, e per le felici e varie condizioni geografiche, che per il fortunato combinarsi di eventi economici, storici e sociali.
Anche a causa del continuo aggiungersi alle già varie popolazioni originali di genti diverse: Greci, Galli, Fenici, Ebrei, Vandali, Unni, Goti, Longobardi, Arabi, Bizantini, Normanni, Franchi, Angioini, Aragonesi, Francesi, Spagnoli, ecc., ecc., si era creato un meraviglioso e ben amalgamato miscuglio di popoli, di esperienze, di tradizioni. Da ognuna di queste popolazioni era stato assorbito il meglio. E gli Italiani primeggiavano nell’arte, nella scienza, ed in tutte le attività umane.
Le altre popolazioni avrebbero potuto pensare che questo fosse stato il frutto di una particolare benevolenza di Dio verso un popolo particolare. Ed Egli, che era Giusto, non poteva permettere che si pensasse che avesse fatto delle preferenze.
Dio, nella sua infinita sapienza e giustizia, decise di trovare un rimedio per bloccare questa irresistibile spinta verso l’avanzamento dell’Italia, che l’avrebbe portata a prevalere eccessivamente sulle altre Nazioni. Dapprima pensò di ricorrere al Diluvio, come aveva già fatto con successo anni prima. Ma questo avrebbe coinvolto anche gli altri popoli, e Lui, nella sua infinita bontà, non poteva permetterlo. Pensò di confondere le lingue, come aveva fatto a Babilonia, ma i già esistenti vari ed eterogenei dialetti italiani dimostravano che la varietà di lingue era una ricchezza e non uno svantaggio. Poi pensò di ricorrere alle dieci piaghe con cui aveva sconvolto l’Egitto. Ma dovette rinunciare perché gli Italiani avevano raggiunto tali capacità che, dopo un primo momento di sbandamento, le avrebbero facilmente superate, e nelle difficoltà avrebbero trovato la forza per risorgere più forti e più grandi di prima.
Ci voleva qualcosa di nuovo, un’undicesima piaga, che, oltre a provocare un sicuro danno immediato, esplicasse i suoi effetti malefici anche nel tempo, e che fosse capace di autoreplicarsi e provocare danni sempre maggiori. Qualcosa che agisse in modo morbido ed impalpabile, senza causare resistenza, che fosse in grado di alternare apparenti piccoli cedimenti ad effettivi grandi avanzamenti, fino ad occupare tutto lo spazio disponibile. Che agisse come un parassita che succhia il sangue della sua vittima senza ucciderla, ma rendendola fiacca ed incapace di reagire.
Anche per Lui, che tutto sa e tutto può, non fu facile, ma alla fine, dopo lunga e sofferta riflessione trovò la soluzione: e Dio inventò la burocrazia


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