Uscendo da via Bendicenti e attraversando per pochi metri a sinistra Piazza San Domenico, ecco Corso Umberto che porta a Piazza Morelli. Questo percorso a cerchio che racchiude un isolato di abitazioni, un tempo fu denominato “Rota”. Questo rione, cioè l’attuale Corso, fino al 1913 era completamente chiuso e non aveva alcuna uscita, se non alcuni portoni in comune dei quali si accedeva nelle abitazioni. L’allora commissario prefettizio, Cavalier Francesco Rossi, poiché le condizioni del luogo dal punto di vista igienico erano disastrose, tanto che si verificarono parecchi casi di tubercolosi e di tifo, previo pagamento di esproprio, furono aperti dei vicoli sull’allora via Regina Elena. Per quanto riguarda la disinfestazione e l’apertura dei vichi che dal Corso escono su via Bendicenti, ex via Regina Elena, si notano alcuni antichi portali in tufo e le travature delle antiche abitazioni che furono sventrate ed alcuni archi in laterizi che ancora resistono al tempo.
Su Corso Umberto vi sono gli antichi palazzi Cardamone e Morelli. Quest’ultimo un tempo era denominato “Casa rossa” dal colore dell’intonaco di cui si notano ancora poche tracce rossicce.
Il capostipite della nobile famiglia Morelli, Bernardino, passò a Rogliano da Cosenza nel 1498 e fu segretario del re Federico d’Aragona. Sul volume già citato del De Cesare è riportato un sonetto scritto da Bernardino Martirani, segretario di Carlo V, sulle famiglie nobili di Cosenza, tra queste non manca il nome dei Maurelli o Morelli.

SONETTO DI BERNARDINO MARTIRANI,
SEGRETARIO DI CARLO V,
SOPRA ALCUNE NOBILI CASATE DI COSENZA

Ecco i figli di Grate antichi, e buoni
Maurelli, Migliaresi, e martirani,
Longhi, Rocchi, Materi, e Quattrimani,
Tilesi, Longobucchi, e Filraoini.

Son co’ Sirsali cavalieri à sproni
Sambiasi, Carolei, tarsi, e Marani,
e questi, che già fur Napoletani
Safelici, Gaeti, e gli Scaglioni.

I Cavalcanti venner da Fiorenza,
E da Perruggia vennero i Beccuti
I Britti, et i Caselli da Rossano.

Queste son le famiglie di Cosenza,
Ch’illustran questi monti, e questo piano,
E fur’i primi à portar lancie e scuti.

Altre notizie storiche sono tramandate da Tommaso, zio di Donato Morelli. Questi fu sindaco di Rogliano e Senatore del Regno d’Italia. Ospiti del casato furono il Re di Napoli Ferdinando II di Borbone e Teresa Isabella d’Austria e al tempo della spedizione dei Mille, Giuseppe Garibaldi. Questi, nel corso del saluto al popolo roglianese, abolì la tassa sul macinato, ridusse la tassa sul sale e quella celebre sugli usi civici.
“Per questi avvenimenti, fatto salvo ogni giudizio storico su di essi, questo palazzo fu il luogo canonico in cui si conviene che la Calabria nasca politicamente all’Italia”.
Dello stesso palazzo, purtroppo, per un periodo di tempo fu ospite, non desiderato, l’Intendente borbonico De Matteis, il quale si comportò in modo dispotico nei riguardi dei cittadini che venivano arrestati e torturati perché contrari al governo borbonico.
Il modo selvaggio con cui venivano eseguite le torture verso i prigionieri, spinsero il padrone di casa ad intervenire in modo corretto e civile, pregando l’Intendente di risparmiare ai suoi familiari le scene di terrore. Il De Matteis rispose in modo arrogante, dicendo: “che era padrone di quella casa e si occupava nel servizio del suo Sovrano”. Per le sue nefandezze il De Matteis detto il “Verre delle Calabrie” e “maturo per la casa dei pazzi”, fu condannato a morte con altri suoi aguzzini. Una delle sue vittime fu Saverio Altomare, ufficiale della Guardia civica roglianese, tanto che fu costretto ad emigrare.



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