L'Associazione "Discovering Reventino", che ha lo scopo di scoprire e raccontare il senso e la bellezza dei luoghi dell'Alto Savuto, segnala che la "Grotta del Brigante" a Bianchi, in località Malisirici, che costeggia il fiume Corace, non è più accessibile per il danneggiamento delle poche infrastrutture di legno costruite per raggiungere la grotta.
Anche l'Amministrazione comunale si associa all'appello di "Discovering Reventino" per la difesa e la tutela di questo luogo incontaminato della presila cosentina, meta di escursioni e la cui storia si innesta col brigantaggio e Risorgimento calabrese.
La grotta ospitò il brigante Pietro Bianco, i suoi venti seguaci e fu, per un certo periodo, il suo rifugio.
La storia racconta che Pietro Bianco, nato a Bianchi il 30 marzo 1839 da Domenico Bianco (pastore) e Rosa Bianchi (filatrice) era un pastore, un contadino. Prima di darsi alla "macchia" e diventare un brigante, Michele Chiodo nel suo libro "Patrioti, liberali e ribelli in Calabria" racconta che Bianco, all'età di 22 anni, partì volontario, arruolandosi nei Mille di Garibaldi e partecipò all'assedio di Capua (1860). Tutto ciò significa che nell'animo di Bianco esistevano buoni valori morali e anche la speranza di migliorare la propria vita. Una scelta questa sottolineata anche dagli scrittori Vincenzo Padula, Nicola Misasi e Luigi Settembrini.
Conclusa l'Unità d'Italia, Pietro Bianco, deluso e amareggiato, si ribellò alla classe dominante e alle leggi, spargendo sangue e morte.
Stando alle cronache più o meno ufficiali,il brigante iniziò la sua "carriera" dopo una lite fra lui e un altro "furse" pastore. Con i suoi compagni imperversò nella zona di Bianchi tra i pini della Regia Sila e nel Crotonese. La sua leggenda racconta di numerosi tesori nascosti in luoghi misteriosi e fa del brigante un "Robin Hood" calabrese,pronto a difendere i deboli dai soprusi dei ricchi. Il 15 marzo 1866 fu arrestato, insieme alla sua compagna Generosa Cardamone, anch'essa brigante, dai Carabinieri Reali della Guardia Nazionale. Riconosciuto colpevole dal Tribunale di Catanzaro di 107 reati contro la proprietà e di 102 contro la persona, fu decapitato, all'età di 34 anni, nel vallone di Rovito a Cosenza. Ma questa è un'altra storia, che vi racconteremo nei prossimi giorni.
Ingresso della Grotta di Pietro Bianco (Foto E.Eufemio). L'mmagine è tratta dal libro di Antonio Elia "Storia di Bianchi dal Seicento all'Ottocento"
da: Bianchi on line