Saggio letterario in prosa a cura di Franco VETERE
La bellezza non è soggettivamente definibile perché ognuno la interpreta in modo proprio, esautorando quello che è il valore assoluto della stessa e distorcendone il vero raffronto con le cose che destano stupore.
Il lessico filosofico orna il concetto di bellezza con semplice metafora di "estasi di ciò che è bello dopo profonda contemplazione".
Gli ermetici insegnamenti la definiscono come essenziale condizione per dotare l'occhio e la mente della capacità di far risaltare tutto quello che la bellezza può esprimere, quali proporzione, armonia, ordine e misura.
Afrodite
Il Mito greco la identifica con la divina Afrodite, radiosa di suprema bellezza e di raffinata immagine statuaria, il cui culto si diffonde nella mitica Grecia, elevandone l'amore per la filosofia e la passione di tutto ciò che è bello naturale, pervase da arte e scienza ma soprattutto quale dispensatrice di passionale amore.
A Lei si riversa l'idea del bello, propagazione della cultura estetica e della magnificenza della Natura, sublimata nell'immortale Poema lucreziano, De rerum natura, nella sua essenza di esaltazione della fascinosa Dea che adorna e rende sacro ciò che è ameno nello spirito e nel corpo.
Afrodite
Lucrezio la esalta come genitrice della stirpe romana, discendente dal mitico Enea, figlio della Venere latina, da cui si propagano i sentimenti d'amore che avviluppano la natura umana, proclive a rigenerarsi per vitale istinto onde perpetuare la continuità di un genere non più ferino ma pensante.
L'Arte, quale scienza divina, rivive in una surreale atmosfera in cui l'estetica delle forme e dei simboli si fondono in un'eterea visione che gradatamente si espande in una bellezza sublime.
L'impatto visivo, transfuso nell'ictu oculi che cattura la visione dei primi momenti si trasmuta in soave estasi, dove il bello di ciò che si osserva assume unica connotazione alla stregua della mente che imprigiona le immagini per trasferirle poi al godimento dell'intelletto.
La visione d'insieme delle cose, permeate e impreziosite dalla bellezza, rapisce non come aspetto formale o estatico ma come momento di far propria quella bellezza interiore e far da viatico ad un sano percorso esistenziale.
La sublime visione si eternizza se arricchita dal bello, coniugandosi in stretto amalgama per creare quella perfezione assoluta che conduce a Dio, signore incontrastato dell'esistenza umana. Così l'anima viene intrisa di purezza ed onestà morale, pronta ad approcciarsi alla sacra essenza della Natura in un inscindibile nesso pervaso da impenetrabili misteri.
Precipuo interesse dell'uomo è ricercare nell'Arte lo stimolo per coglierne la bellezza nella sua vastità, onde migliorare la sua capacità di giudizio dopo mirata riflessione su quanto lo sguardo riesce a carpire. L'Arte, nella sua compiutezza geometrica intrisa di arcana simbologia affascina gli Egizi fin dai primordi della loro civiltà, si riverbera nella percezione di vivere l'incanto di eteree visioni attraverso un impulso visivo proteso a cogliere fulgida bellezza nel mirare il firmamento stellato, dove gli astri sono incastonati come innumerevoli diamanti nell'infinito celeste.
La fascinosa visione astrale che sovrasta la Terra bagnata dal sacro Nilo è un richiamo irresistibile per gli Egizi che ne ammirano la geometrica armonia, rapiti in estatica contemplazione dalla magnificenza del creato, onde ricercare nella sua inimitabile perfezione delle forme il segreto della raffinata Arte della bellezza.
Il culto della bellezza nella civiltà egizia
La perfezione del firmamento si riversa nelle imponenti strutture architettoniche che i Faraoni fanno proprie per celebrare i loro fasti attraverso la monumentalità delle Piramidi, eterni simboli di come l'Arte si sposi indissolubilmente con l'essenza della Bellezza.
In terra d'Egitto il grande Pitagora forgia la sua anima mistica, pervasa da caldo empito che freme nel suo Io allorquando contempla la Natura, espressione di sublime bellezza, aspirandone i penetranti effluvi, dopo trasognata estasi sotto la sfera luccicante di stelle.
Lo spazio immenso, simbolo assoluto della bellezza del firmamento, afferisce al moto astrale, la cui armonia è retta dalla perfezione sacrale di un Numero. (Cfr F. Vetere, Pitagora, il greco crotoniate) INNO ALLA BELLEZZA di Charles Baudelaire: Commento di F. Vetere.
"Che importa o bellezza che tu venga dal cielo o dall'inferno...se grazie al tuo sorriso, al tuo sguardo.....penetro un infinito che ignoravo o adoro?"
Poesia è bellezza o trainante estetica che trascina il Poeta a meditare sui motivi che la ispirano sia ispirati da forze celesti o infernali
Non importa!....la mente s'invola per trovare sostegno e ristoro in un metafisico infinito la cui dimensione era dapprima impenetrabile.
(Cfr F. Vetere " La Boheme francese)