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Saggio narrativo a cura di FRANCO VETERE


Il grande biografo Plutarco, autore del raffronto tra illustri personaggi del mondo greco e romano, espone con grande capacità di giudizio biografico il parallelismo tra vite diverse.

"Le Vite parallele", da Lui vergate, si muovono nella scia tracciata dall'illustre storiografo Erodoto, dove si sublima anche il mito egizio dei due Sposi divini, la cui leggenda spazia in un alveo pregno di profondo significato ermetico.
I misteri della Terra del Nilo s' immergono nella notte dei tempi, ma le vicende di Iside e Osiride si cristallizzano in un'unica grande Storia.
Così Iside impersona il modello divino di colei che sovrintendente agli elementi essenziali della vita, seguita dal suo Sposo che ama le amenità bucoliche in cui la vita dei pastori, immersa in un'incontaminata natura crea un idillio con essa, che profonde fecondità a tutto ciò che la terra può nutrire.
Il Dio filantropo incorre nella gelosia del tristo Seth, suo germano, simbolo di malefica essenza, che attraverso un perverso artificio recide il filo della sua vita, straziandone il corpo, le cui membra sono sparse in luoghi di difficile ricerca.


l'Ermetismo egizio asperge di arcano significato l'efferato fratricidio, indicando in Seth la personificazione del disordine e del male, il quale tenta di oscurare la sublime figura del fratello onde annullare la sua naturale spiritualità con il trionfo di un bestiale materialismo.
Lo smembramento del cadavere di Osiride è interpretato dalla tradizione egizia come il tentativo della dissacrazione del monismo spirituale a vantaggio del caos universale.
L'incommensurabile amore muliebre, pervaso da intensa trepidazione, spinge Iside alla ricerca dei resti dello Sposo per ricomporli nella sua primigenia forma, dopo avergli dato il soffio della vita.
Osservante della legge divina che vieta anche ad un essere immortale, post mortem, di continuare a vivere sulla terra, Osiride, ritemprato da possente vigore vitale, viene accolto nel Regno dei morti dove diviene imparziale giudice, insieme al dio Toth, di quelle anime che hanno abbandonato il corpo fisico.
Il Mito egizio onora la morte di Osiride con la sua discendenza, che si incarna nel sangue di Horus, implacabile vendicatore della paterna dipartita.


Il Figlio di Iside, degno erede del suo divino Genitore, viene sacralizzato come supremo dio protettore dei re e del popolo d'Egitto ma anche come dio dall'innata natura etica del perdono, affinché il male venga mitigato dal Bene secondo principio naturale.
Horus, risparmiando per intercessione materna la vita del codardo Seth, vuol tramandare un lascito sapienziale agli Umani per far capir loro che il male non deve essere totalmente estirpato perché dal contrasto con il Bene si regge l'armonia dell'Universo.
Il mistero della dottrina egizia non si esaurisce nello studio di semplici ed evanescenti eventi, ma il suo significato varca i confini del sapere per raffermarsi nel confronto fra morte e resurrezione che il Mito riversa poi nella storia del Cristianesimo, la cui genesi viene fatta rivivere, per fantasiosa interpretazione, alla stregua del dramma dei due Sposi divini.
La fantasia pagana riconosce nella Madre di Cristo Iside, cristianizzando il culto della Dea egizia e raffigurandola in materne immagini con il figlio Horus, a cui fa riscontro Maria che tiene in braccio Gesù.
Le tesi illuministiche, infarcite di esasperato razionalismo, si appropriano del mito di Iside e Osiride per riversarlo in una meccanicistica analogia con i cardini della Cristianità, assimilabili in modo improprio con le altre dottrine religiose.
La Scienza filosofica, nella sua accezione di pensiero, rifugge da elucubrazioni dottrinarie e interpreta il Mito dei due Sposi divini come "l'eterna rinascita della Natura dopo il letargo invernale (la morte) e la resurrezione, quale eterna rivalsa del Bene sul male".
L'alta regalità etica di cui è insignito Osiride lo pone al centro di un sistema astrale come un Sole dorato che non tramonta mai, proprio come la figura di Cristo, la cui luce di solare sapienza irradia quell' umanità ancora alla ricerca della via salvifica.

 



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