BELSITO - Procede nel migliore dei modi il dopo emergenza Covid nel centro collinare del Savuto. Dopo i contagi registratisi e l’avvenuto azzeramento degli stessi, l’amministrazione Basile continua ad operare per mantenere in sicurezza la cittadinanza. All’incontro, tenutosi con i giovani e i genitori per ricordare le regole di distanziamento sociale, ha fatto seguito ieri mattina lo screening volontario in piazza ad opera di una cooperativa onlus.
«Nessuna positività al Covid19 su settanta persone che hanno fatto richiesta di sottoporsi al test sierologico rapido. Dallo screening solo quattro tamponi sono risultati positivi all’IgG, ma i soggetti colpiti si sono col tempo immunizzati, e provengono da fuori Belsito. Un sentito ringraziamento va all’associazione che si è occupata di fornire la prestazione». Questo è quanto ha dichiarato il consigliere comunale Elvira Cozza, che è medico di professione, e che ha assistito allo svolgimento delle operazioni del laboratorio mobile.
I componenti dell’esecutivo ed anche i dipendenti - compreso il vigile urbano - si sono sottoposti al test con responso negativo. Più che soddisfatto il sindaco Antonio Basile, per il quale la comunità belsitese si è dimostrata molto attenta alla problematica coronavirus, dimostrando un alto senso civico.
Piero Carbone, giornalista pubblicista

BELSITO – E’ presente in piazza, mentre scriviamo, davanti alla ex sede comunale, il camper di una cooperativa onlus autorizzata dalle competenti autorità sanitarie, per effettuare su base volontaria il test sierologico rapido per Covid19. L’iniziativa, voluta dall’amministrazione comunale, si inserisce nelle operazioni antiCovid in corso anche in altri Comuni del Savuto. Sono già diversi i cittadini belsitesi in fila per effettuare il test.
Le giornate di screening con test sierologici, si sono già tenute a Rogliano, il cui sindaco ha poi provveduto a comunicare i risultati: «Su un totale di 283 test sierologici, sono risultati positivi all’IgG, dieci soggetti, i quali però non avevano avvertito alcun sintomo, e successivamente erano guariti generando anticorpi».
Anche nell’altro Comune ex zona rossa, S. Stefano di Rogliano, stesso iter e comunicazione del sindaco Lucia Nicoletti: «122 persone si sono sottoposte volontariamente al test con tre aventi carica di anticorpi altissima, e il resto negativi».
A Parenti, nell’Alto Savuto, su 192 persone solo per uno dei test è stato necessario effettuare il tampone per ulteriore verifica. L’invito alla cittadinanza del sindaco Donatella Deposito, così come è stato rivolto dagli altri colleghi sopracitati ai propri amministrati, è stato quello di mantenere alta l’attenzione continuando a rispettare le disposizioni antiCovid.
Piero Carbone, giornalista pubblicista

Una eccellenza regionale che con il trasferimento a Cosenza rischia la chiusura. Si tratta dell’Unità di ricerca biotecnologica con sede nei pressi di Aprigliano, che per una decisione dei commissari alla Sanità vede anni di sacrifici, di impegni, svanire nel nulla. Una posizione quella assunta dal management sanitario che ha lasciato di stucco l’Ail Cosenza e i vertici nazionali. Una battaglia per mantenere il presidio che ha visto scendere in campo anche il presidente nazionale Ail, professor Sergio Amadori, presente alla conferenza stampa, al fianco dell’avvocato Ornella Nucci, presidente Ail di Cosenza, e al dottor Fortunato Morabito, direttore scientifico Urb.
Ornella Nucci è entrata subito nel merito della questione: «La nostra non è una battaglia personale, - ha esordito - perché la nostra missione è quella di tenere sempre alta la tutela dei pazienti affetti da tumore del sangue. Oggi ci sono delle assenze che si notano di più di tante presenze: ci sarebbe piaciuto poter confrontarci con i vertici dell’azienda ospedaliera per poter spiegare cosa è questo laboratorio, che forse non sanno neanche dove si trovi. La decisione addotta per il trasferimento rientrerebbe - ha proseguito Ornella Nucci - da una politica di razionalizzazione dei costi, ma si sta avendo l’effetto contrario, avendo già determinato un aumento delle spese per l’Azienda ospedaliera, per personale, apparecchiature, certificazioni e richieste ad altri laboratori. Ma soprattutto una scelta destinata a mettere a repentaglio la salute dei tanti pazienti in cura presso l’Ematologia di Cosenza. Intanto sulla decisione di trasferire l’Urb è stato prodotto ricorso al Tar».
Nucci, ha poi spiegato con l’ausilio di immagini, quello che sarebbe stato il laboratorio del futuro e che comunque auspica possa essere ancora il Polo Oncoematologico Mariano Santo. La vicinanza alla sezione cosentina dell’Ail è stata quindi espressa dal professor Amadori. «Ail nazionale - ha dichiarato - è tutta schierata con Cosenza: bisogna aprire la mente a chi oggi ha la mente offuscata. Perché chi ci va di mezzo sono i pazienti e i familiari, i quali però sono molto attenti e informati. Per cui sanno che in questo centro si attua una diagnosi di precisione. L’Urb di Aprigliano limita in misura rilevante il grave fenomeno della migrazione sanitaria. Quindi mi auguro che il tutto si concluda in una bolla di sapone».
Ha concluso il dottor Morabito, già primario dell’Uoc di Ematologia dell’Annunziata. «Non riesco a capire, - ha detto - come un management così illuminato abbia un approccio, un’applicazione così sbagliata. Si sta mortificando il nostro lavoro, anni di sacrifici. Ci si confrontasse, ci dicessero il perché di questo trasferimento».
Tante le reazioni successive alla conferenza stampa, quella del presidente di Forza Italia Piano Lago-Savuto, Gaetano Greco, che si è detto preoccupato anche perché il trasferimento dell’Urb potrebbe essere l’inizio di una chiusura totale anche del centro prelievi dell’Asp.
Piero Carbone, giornalista pubblicista

«Tanti i problemi insoluti che, condizionando l’attività venatoria, frenano gli entusiasmi dei circa ventisettemila seguaci di Sant’Uberto, residenti in Calabria. Tra le tante inadempienze, quella del piano faunistico regionale non ancora approvato; le necessarie modifiche da apportare alla legge 9/96; gli Ambito Territoriale di Caccia (A.T.C.) dormienti che non si esprimono per come dovrebbero; il calendario venatorio non ancora ufficializzato tramite delibera regionale; la mancanza assoluta di segnali concreti riguardo la pianificazione della fauna e del territorio. Questo il quadro di una situazione non certo idilliaca che problematizza il futuro e penalizza tutto il comparto gestionale della fauna e del territorio, nella nostra regione. A peggiorare, ulteriormente, la situazione: l’emergenza cinghiali con tutte le sue complicanze e criticità. Danni in agricoltura non più oltre sostenibili e che mettono in ginocchio il settore; impatti stradali con questi ungulati che si avvicinano sempre più, temerariamente, ai centri urbani; pericoli reali di zoonosi; problemi sulla biodiversità e cosi via dicendo, in un crescendo senza fine. Di fronte tale situazione problematica ed emergenziale, ultimamente, alcuni cacciatori del comprensorio del Reventino – Savuto, dediti alla caccia al cinghiale in braccata, l’unica forma che garantisce risultati concreti dal punto di vista dei prelievi, hanno scritto alle massime rappresentanze istituzionali in ambito regionale; primo tra tutti, all’assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca, onorevole Gallo, per evidenziare tale preoccupante situazione, suggerendo la modifica di alcuni punti del disciplinare sulla caccia al cinghiale. Tra i suggerimenti quello di diminuire il numero minimo dei componenti per il riconoscimento delle squadre, portandoli, dagli attuali 20 soggetti, a quindici. Esigenza motivata che un prevedibile calo dei rinnovi delle licenze di caccia, per effetto della crisi economica scaturita dalla pandemia covid 19. Questa richiesta, sarebbe anche avvalorata per garantire una maggiore sicurezza durante le battute di caccia, avendo la possibilità, senza condizionamenti numerici, di inserire nella squadra, gente esperta, responsabile ed altamente affidabile. Altre proposte interessanti sono state avanzate, in un clima collaborativo, per migliorare una situazione che viene definita di emergenza. Con l’inizio della stagione venatoria alle porte, non serve indugiare, tutti si dovrebbero attivare, interpretando adeguatamente, e fino in fondo, il proprio ruolo. Ad oggi, non si hanno notizie sull’esito delle proposte avanzate, nonostante ciò, anche se consapevoli dei margini di tempo minimi che restano, con le varie scadenze, si resta, ugualmente, fiduciosi che, da qui a brevissimo, tutti i preposti, rendendosi conto della situazione problematica, possano dimostrare quel senso di responsabilità e di laboriosità che gli compete e che contribuirebbe alla soluzione di annosi problemi fortemente penalizzanti per il settore in questione. Si tratterebbe, semplicemente, da parte loro, di passare dal dire al fare. I cacciatori ci sono, sono preoccupati ed aspettano trepidanti che siano ascoltate le proposte costruttive formulate».
I cacciatori del comprensorio del Reventino-Savuto

ROGLIANO - Dopo il sostegno dei sindaci del Savuto alle continue sollecitazioni del sindaco Giovanni Altomare ai commissari dell’Ao sul Santa Barbara arriva una nota del comitato civico “Pro ospedale Santa Barbara” in cui tra l’altro si legge: «Fa meraviglia come qualche laico paolotto della medicina cosentina sia pervicacemente impegnato a svilire il ruolo dell’ospedale di Rogliano, che pure ha disimpegnato l’emergenza Covid con grande spirito di sacrificio di tutto il personale, neanche ringraziato da chi avrebbe avuto il dovere di farlo. Ritenevamo che la provenienza milanese potesse innescare davvero un processo di risanamento e di riqualificazione della sanità pubblica in questa periferia, ma dobbiamo evidentemente ricrederci a fronte di metodi di gestione che, in tutta evidenza, ricalcano quelli del passato. E meraviglia come la matrice politica, che ha favorito tali nomine, e come la presidenza della giunta regionale, oltreché il commissario regionale per la Sanità, non pongano fine a questo vecchio e polveroso scenario, in tutto continuismo con il passato. Ci riserviamo - concludono dal comitato “Pro ospedale S. Barbara” - di denunciare tali situazioni alle responsabilità politiche, con la speranza che rivedano le proprie scelte, nel loro stesso interesse».
Le forti accuse del comitato, seguono di un giorno la nuova lettera del sindaco di Rogliano, inviata al commissario Panizzoli, nella quale è stato anche documentato con una foto degli strumentari di Pneumologia accatastati in un locale dell’Annunziata».
Piero Carbone, giornalista pubblicista

GRIMALDI – Onorare la memoria del dottore Giovanni Vecchio, con una targa da affiggere sulla facciata dell’antica sede comunale in Piazza Giuseppe Amantea, accanto a quelle esistenti (da restaurare) degli altri illustri medici grimaldesi. Lo propone il consigliere di minoranza Attilio Rino (Il Sogno per Grimaldi), che in una lettera indirizzata al primo cittadino Roberto De Marco, ribadisce la sua volontà a portare a termine gli impegni assunti con la comunità in campagna elettorale. «In nome proprio di quella coerenza, forte di senso di responsabilità, perseverante e volitiva – scrive Rino nella missiva - io continuo per la mia strada, fedele ai miei principi e costante nel perseguire quegli obiettivi che mi sono prefissati, alla partenza per questa “avventura”, non priva di ostacoli. Perciò, nel rivedere i miei appunti, noto che ancora non sono riuscito a captare l’attenzione della maggioranza su un intervento di grande spessore umano e di valenza educativa. Un atto dovuto, che, tra l’altro, non costa neanche molto: la ripulitura delle targhe-ricordo dei medici grimaldesi (i dottori Antonio Silvagni, Ernesto Giardino e Giovanni Iachetta), che, in tempi difficili, hanno onorato il proprio paese con la loro cultura e il loro servizio, e la deposizione di quella in memoria del dottor Giovanni Vecchio». Un atto di riconoscenza, secondo il consigliere di minoranza, nei confronti di un medico che ha prestato per oltre quarant'anni la sua opera a Grimaldi, mosso dall'amore per il prossimo. «Presente in ogni circostanza della vita comunitaria, sempre pronto a porgere la mano a chi aveva bisogno, fedele ai suoi doveri, rispettoso delle regole e dell’“altro” – commenta Rino - sapeva ascoltare, consigliare, aiutare e curare. Era un punto di riferimento per il paese».

ROGLIANO – Non è più una struttura Covid, ma l’ospedale “Santa Barbara” sembra venga ancora considerato tale dall’Azi9enda ospedaliera di Cosenza, che non ha ancora provveduto a ripristinare il reparto e l’ambulatorio di Pneumologia. Oltretutto, una foto giunta al primo cittadino, mostra apparecchiature e strumentari appartenenti proprio alla Pneumologia del nosocomio roglianese accatastati presso l’Annunziata di Cosenza. In questa lettera, indirizzata al commissario straordinario dell’Ao, Giuseppina Panizzoli, Altomare chiede immediate risposte e dice: “Non si può ridurre un presidio ospedaliero nelle condizioni in cui sono state ridotte le attrezzature di Pneumologia. Non glielo consentiremo”.
Pubblichiamo, di seguito, la missiva del sindaco.
“In data 6 luglio mi è giunta la foto che allego, dalla quale si vedono accatastati strumentari e apparecchiature del reparto o ambulatorio di Pneumologia in un locale dell’ospedale dell’”Annunziata” di Cosenza. Negli ultimi cinque anni cinque (!), Il reparto e l’ambulatorio sono stati in attività nell’ospedale “Santa Barbara” di Rogliano, presidio che – fino a prova contraria - fa parte dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. Il reparto e l’ambulatorio sono stati sempre produttivi e al colmo delle degenze. Sono stati dismessi, nel momento in cui lo stesso presidio è stato individuato come ospedale Covid, e trasferiti nell’ospedale della città capoluogo. L’Azienda ospedaliera si era impegnata a ripristinare il reparto e l’ambulatorio medesimi nella struttura del “Santa Barbara”, dove i relativi spazi sono tuttora inutilizzati, con altri spazi liberi. Complessivamente, i posti letto del tutto inutilizzati sono 40. E’ ferma la dialisi, con i pazienti che giustamente protestano per il sovraffollamento che li costringe a turnazioni notturne, e risultano sottoutilizzate le modernissime e funzionali sale operatorie. Non solo. Il paradosso è che il l’ambulatorio di Pneumologia non esiste più nemmeno all’“Annunziata” di Cosenza. Sono continue le richieste dell’utenza interessata, che ancora ritiene di doversi rivolgere all’ospedale di Rogliano per ricoveri, cure e assistenza. Ella converrà con me che la scelta è inammissibile. E’ appena il caso di chiedere al Commissario dell’Ao se, ad oggi, strumentari e apparecchiature sono ancora accatastati, come risulta dalla foto allegata. Come è il caso di chiedere i motivi per cui il reparto e l’ambulatorio di Pneumologia non sono stati riattivati nel presidio di Rogliano. Ella, signor Commissario, risponderà come ha già risposto nella lettera a me indirizzata in data 3 luglio u.s.:” Al momento sono ancora vigenti i provvedimenti riferiti alle strutture Covid, stante la possibile, scongiurata, ripresa della pandemia, pertanto, al momento resta confermata l’attuale organizzazione” (sic). Se Ella ritiene “scongiurata” (ovvero, evitata definitivamente,) la ripresa della pandemia, non si vede come il presidio “Santa Barbara” possa essere ancora considerato struttura Covid. Tuttavia, anche questa Sua determinazione stride con la riattivazione del reparto di Medicina, che è in piena attività, con tutti i posti letto occupati e con altri che non può occupare, pur in presenza di una crescente domanda di ricoveri. C’è di più. Ancora non sono stati segnalati i percorsi anti Covid. Ed ancora, è stata soppressa la vigilanza notturna, per cui chiunque può accedere all’interno di un ospedale che – si badi bene! – Ella considera ancora come struttura Covid. Mi riservo di risponderLe per la parte finale della Sua lettera del 3 luglio u. s., laddove Ella pone un illuminante “qualora” alla richiesta “riorganizzazione” del “Santa Barbara”. Avrò modo di dimostrarLe come, invece, l’ipotesi debba responsabilmente porsi come assolutamente concreta e di urgente attuazione. A meno che Ella non voglia ridurre un presidio ospedaliero nelle condizioni in cui sono state ridotte le attrezzature di Pneumologia. Ma noi non glielo consentiremo. Intanto, continuo a pregarLa di mantenere gli impegni assunti sul ripristino della situazione preesistente al Covid”.

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