di Giuseppe Pizzuti

Una bella fanciulla dagli occhi luminosi, rivestita da un'armatura completa, con elmo e scudo, che tiene con una mano una lunga asta, posta verticalmente al suo fianco, e con l'altra si appoggia al grande scudo rotondo: è la raffigurazione più consueta della dea Athena, bellicosa e che amò e protesse specialmente la città di Atene e tutti i Greci. Infatti, durante la guerra di Troia, fu dalla parte dei Greci.

Athena ebbe una nascita alquanto singolare: secondo alcune fonti, uscì dalla testa di Giove, padre degli dei e degli uomini, capo supremo degli dei, reggitore e moderatore di tutte le cose. Appena uscita, velocemente balzò davanti al padre, e ne tremò il cielo, e ne rimbombò la terra. Anche il mare si mosse, mentre il sole fermò il suo corso, tutto preso da ammirazione, e non procedette nel suo cammino per illuminare gli uomini, finché la dea non si ebbe tolte dalle spalle immortali le armi divine.

Ma alla dea Athena furono care anche le arti, le lettere e le scienze, e favorì tutti i lavori dell'intelligenza, soprattutto quelli delle donne. A seguito dell'invocazione della dea, si rinvigorì fra gli Ateniesi l'amore per la conoscenza, aumentò la riflessione creativa e germogliarono i semi del ragionamento e della sapienza. Nello stesso tempo le si riconosceva l'invenzione degli strumenti per filare e di molti altri utensili pratici e utili. 

Famosissima è la favola di Aracne, narrata dagli antichi e dal poeta latino Ovidio in particolare ("Le metamorfosi"). Nella regione della Lidia (l'attuale Asia Minore), viveva una giovane, Aracne, famosa per l'abilità nella tessitura. Nessuno la eguagliava nel suo lavoro e un giorno la giovane pensò che solo lei sarebbe stata in grado di tessere e ricamare il più bello fra gli arazzi che ci si potesse immaginare. Fu così che osò sfidare la dea Atena, maestra e protettrice delle arti e delle attività. Quando la dea venne a sapere della presunzione, prese le sembianze di una donna anziana e andò da Aracne per persuaderla a non paragonare le sue abilità a quelle della dea. Ma Aracne si intestardì nel voler gareggiare, così la vecchia prese le sue vere sembianze: era Athena che accettava la gara. La dea, con grande velocità e dominio dell'ago, ricamò un arazzo nel quale apparivano tutti gli dei dell'Olimpo, investiti di grande maestà. La giovane Aracne presentò un arazzo, che mostrava l'infedeltà degli dei, i loro amori e i loro abusi nei confronti delle donne e delle figlie dei mortali. La dea, irata, strappò con la lancia l'arazzo di Aracne e colpì la ragazza alla testa. Poi, per punire la sua superbia, la trasformò in ragno, un insetto che ricordasse la sua fatale abilità nel tessere la tela. E Aracne, infatti, significa ragno.

La dea corrispondente all'Athena greca fu per i Romani Minerva ,il cui nome arcaico, "Men-er-va", derivava dal termine "mens" (mente o intelligenza). Nella Minerva dei Romani erano maggiormente accentuate le prerogative di divinità pacifica, protettrice delle arti e dei mestieri, con particolare riferimento alle mansioni femminili. 

 

Giuseppe Pizzuti
Author: Giuseppe Pizzuti
Biografia:
Giuseppe Pizzuti insegna Letteratura italiana e Letteratura latina presso i Licei ed è anche un appassionato di letteratura e sport. Non è un giornalista professionista, ma ha sempre collaborato con diversi giornali, come il "Guerin Sportivo', "La Voce degli Italiani" (Gran Bretagna), "Corriere del Nord" (Gran Bretagna), "Il Lavoro" (Belgio), "Dita Jote" (Santa Sofia d'Epiro).


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