di Pier Giuseppe Accornero

«Amico degli orfani, delle persone devote, delle vedove, fervente nello spirito, amante del bene». Così i Padri della Chiesa nei primi secoli definiscono il diacono. «Anello di congiunzione o ponte di collegamento tra il vescovo, i presbiteri e i laici» lo chiama un padre della Chiesa del XX secolo, padre Michele Pellegrino, cardinale arcivescovo di Torino.
Nella storia di questa istituzione si inserisce Benito Cutellè, un calabrese che negli anni del «miracolo economico» approda a Torino dove, insieme alla carriera professionale e alla vita familiare, si dedica agli altri e al diaconato.
I diaconi, come Benito, si lasciano «prendere per mano da Dio»; si impegnano a elargire la sua Parola e a diffondere il suo Regno tra quanti non lo conoscono o se ne sono allontanati; aiutano gli uomini e le donne di oggi a riprendere il dialogo con il Signore. Tra le sue numerose esperienze diaconali primeggiano l’evangelizzazione dei pescatori a Mergellina (Napoli) e la «Mensa del povero» in una parrocchia torinese.
Questo volume vuole rendere testimonianza dell’enorme bene che i diaconi permanenti fanno alla Chiesa, alla società, alla città. 

https://editrice.effata.it/libro/9788869296499/dio-mi-ha-preso-per-mano/?fbclid=IwAR0CoGMlGzCajslYDTRBY3CX4-kwnNWbQMe4F3oXOdytL_sEANGvAZ4NftM

BELSITO – Un punto di riferimento culturale che l’amministrazione comunale guidata da Antonio Basile dona alla comunità: si tratta del nuovo allestimento della biblioteca Ferri.
La recente sistemazione rappresenta un momento fondamentale del percorso di valorizzazione, con interventi che hanno riguardato in particolare la sistemazione degli ambienti di lettura, attraverso anche la decorazione pittorica ad opera del maestro Gabriele Ferrari, e la catalogazione del materiale librario in ventitré sezioni tematiche.
La biblioteca conta attualmente 1.950 testi, con l’allestimento di uno spazio dedicato alle attività didattiche e progettuali per i bambini, e la creazione, ancora in corso, di una apposita sezione dedicata alla storia locale; altri interventi sono in divenire, come l’applicazione dei nuovi strumenti di catalogazione e ricerca online.
La biblioteca, realizzata con fondi regionali, è intitolata al belsitese Italo Ferri scomparso nel 2003, che insegnò per due anni nelle scuole medie di Lago e di Bianchi; svolse anche la professione forense, e nel 1967 vinse il concorso al ministero dell’Agricoltura.
Ferri aveva un forte attaccamento alle proprie origini, amava comporre versi, ispirato dalle suggestive atmosfere paesaggistiche del suo borgo.
La situazione di emergenza Covid non ha permesso finora di poter inaugurare la nuova biblioteca alla presenza dei familiari di Ferri, ma la struttura è comunque già fruibile.

Piero Carbone, giornalista pubblicista

 

COSENZA - Non capita spesso che un libro a distanza di due anni dalla sua uscita, tra l’altro romanzo d’esordio per la scrittrice Daniela Santelli, continui a riscuotere tanto successo.
Moltissime presentazioni, tanti libri venduti, tante dediche, e tanta soddisfazione per un’avvocatessa che ha realizzato un suo grande sogno, quello che coltiva fin da piccola, la scrittura.
Lei che preferiva scrivere poesie, anziché giocare con le bambole. «Un giorno, - racconta Santelli - un editore di Perugia, Jean Luc Bertoni, decide di credere in me e nel mio romanzo “A un passo dal cuore”. Un libro che nasce da un diario, quello che si scrive la sera a fine giornata e dove annoti i tuoi momenti più emozionanti.
Una storia d’amore complicata e passionale, quella dei due protagonisti, Giulia e Stefano, quelle storie che vivi senza razionalità, d’istinto, anche se sai che un giorno finiranno.
Un libro che ora è diventato oggetto di cinematografia, infatti è stata già scritta la sceneggiatura da parte del regista toscano che vive in Liguria, Giuliano Pagani.
Essa è stata già approvata dalla scrittrice e dall’editore Jean Luc Bertoni e ora è nelle mani di più produzioni che la valuteranno.
C’è molto entusiasmo per questo progetto, e tanti giovani talenti coinvolti, tra cui la pianista Veronica Rudian che sta componendo alcune musiche per il film, nonché quelle di una canzone che poi sarà una tra gli inediti del progetto cinematografico».
Daniela Santelli fa sapere di star già scrivendo il seguito.
Piero Carbone, giornalista pubblicista

Nòsside nacque alla fine del IV secolo a. C. a Locri Epizefiri (Reggio Calabria).
Nessuno sa chi sia stata realmente Nòsside, questa donna colta che ci ha lasciato bellissimi versi, ma essa è uno dei simboli della trascorsa grandezza della Magna Graecia, di cui, senza dubbio, fu la più grande poetessa.
Sono poche, dunque, le notizie che ci sono giunte su di lei. Sappiamo che fece parte di una confraternita femminile consacrata al culto di Afrodite (Venere per i Romani), dea della bellezza e dell'amore e che era di nobile famiglia.
Forse Nòsside ci affascina anche perché è avvolta nel mistero del tempo: troppi sono i secoli trascorsi.
Eppure, anche se è bello immaginarla, conoscerne il vero aspetto fisico non è importante: di un poeta fondamentale è la sua poesia,i versi in cui il nostro essere s'immerge alla ricerca di una perfezione interiore che plachi il nostro inquieto desiderio d'assoluto.
Di Nòsside ci sono giunti solo 12 epigrammi (brevi componimenti) tutti di 4 versi, per un totale di 48. 


La sua lirica si pone come un canto alla vita, all'amore, alla bellezza nelle sue varie componenti. Rimane un tratto costante della sua tensione poetica, che si avvale di raffinate allusioni,una personalità prorompente e passionale, tipicamente magno greca.
E' famoso un suo celebre epigramma: "Straniero, se navigando ti recherai a Mitilene dai bei cori,/per cogliervi il fior fiore delle grazie di Saffo,/di' che fui cara alle Muse e la terra locrese/mi generò. Il mio nome, ricordalo è Nòsside. Ora va'".
In altri componimenti, con l'acutezza di un solo verso, descrive la ricchezza interiore delle figure che tratteggia, molte delle quali sono care amiche sue, di cui mette in risalto le doti più belle: di Callò la soavità e la grazia, di Taumareta la delicata e giovane allegria, di Melinna la dolcezza, di Sabetide la maestà e bellezza. 


Infine, in un altro epigramma, è intenta a tessere, insieme alla madre Teofili, una tunica di bisso (lino) da offrire alla dea Hera Lacinia, il cui tempio si trovava a Crotone e di cui oggi è rimasta in piedi una sola colonna: "Hera venerata, che spesso dal cielo venendo/l'odoroso Lacinio scendi a guardare/accogli la veste di bisso che assieme a Nosside figlia/spendida tessè Teofili di Cleoca".
E' proprio questo epigramma sembra smentire le congetture fatte su di lei,lasciando spazio a una sola possibilità: Nòsside apparteneva a una famiglia aristocratica, perché tessere a quel tempo una tunica di lino, tessuto elegante che veniva in genere usato per vesti lussuose, e possedere la cultura necessaria a scrivere così bellissimi versi, erano prerogative della classe nobiliare. 

Giuseppe Pizzuti, docente

"Placida notte, e verecondo raggio della cadente Luna;
e tu che spunti fra la tacita selva in su la rupe;
nunzio del giorno...
mentre ignote mi fur l'Erinni e il Fato....
già non arride spettacol molle ai disperati affetti........

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COMMENTO
Un dolore cosmico pervade il Poeta nella sofferta rievocazione della enigmatica e sensibile Poetessa greca
[14:20, 1/10/2020] +39 351 871 1468: pervasa da forte passionalità intrisa di struggente umanità il cui etico nitore viene decantato dal grande lirico greco Alceo.
La di lei storia esistenziale non suffragata da oggettivi e reali riscontri è falcidiata da fallaci calunnie da parte di artisti satirici del tempo che ottemperando al loro mordace spirito sarcastico la sprofondano nell'abisso dell'ambiguità femminea denigrando la sua figura fisica non baciata da dolce e formale estetica come invece è esaltata dai Poeti lirici che ammirando il suo spirito tendente ad assoluta libertà e a straordinaria intelligenza ne compongono un'immagine di statuaria bellezza non certo propensa ad un suicidio d'amore per un oscuro e incolpevole giovane.
Il Poeta recanatese pur conoscendo il crogiuolo di storia esistenziale della Poetessa di Lesbo propende per infelice similitudine con se stesso a cantare poeticamente "il disadorno ammanto" quale causa della insanabile depressione che la spingerà alla morte.
Il pessimismo del Poeta s'innesta nella delusione di Saffo di non vivere in un universale dolore in cui la Natura diventa cinica dispensatrice.
Nostalgico incipit è la sequenza di versi che si riversano nella contemplazione di una serena notte irradiata dalla flebile luce di una Luna calante che invita a momenti di placida meditazione contrastati però da altri di angoscioso pessimismo.
Allora inizia il triste ricordo dei tempi felici quando la Natura dispensava amene visioni con cui l'animo entrava in stretta simbiosi fino a quando una oscura coltre l' avviluppava in una dimensione di tetra infelicità generando naturale astio verso di Lei matrigna quale rea di averle rapito il piacere di vivere. 

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Biografia

FRANCO VETERE, docente emerito dei Licei, è uno studioso di grande valenza, acuto scrittore, poeta, saggista e critico letterario. I suoi commenti in prosa e versi sono stati apprezzati in molte manifestazioni culturali, vergati e declamati con grande afflato, carico e denso di grande significato e di "sentimento". È autore delle seguenti sillogi poetiche: Lo sguardo e la memoria, Saggio poetico di storia umana, Eroi in poesia, Lirici greci e Latini; Saggi in prosa: Apocalisse e Cristo, Hermetica, Egittologia, Theologica, Religioni orientali, Monachesimo illuminato, Boheme e Scapigliatura, Saggìo letterario sul primo 900, Autori stranieri dell' 800, Gli Evi della Letteratura italiana; Silloge di pensieri sparsi.
Le opere citate sono state da me commentate secondo il percorso tracciato dall' Autore.
ANTONIO AIELLO

ARMONIE
Dolci note
son
le gocce della pioggia
sui fiori del prato
alla sera.
Voci del cosmo
le stelle cadenti
nelle notti d'agosto.
Sospiro del tempo
il vento che
d'estate
mi carezza la pelle
e mi ristora.

Eugenio Maria Gallo

 

Nota critica del prof. Francesco (Franco) Vetere
Armoniosa atmosfera di bucolica essenza aleggia nei versi dell'Autore, peraltro pervasi da dolce Panismo dannunziano in cui si innestano anche inobliabili momenti virgiliani, impressi e cesellati nelle amene Ecloghe. Percettibili voci si librano nell'immenso iperuranio celeste, come se volessero manifestare la loro presenza mentre una miriade di stelle, di kantiana memoria, sembra staccarsi dall'Infinito per inondare di luce la dolce bruma delle notti agostane. Così il tempo diviene per l'Autore un'agognata presenza, il cui afflato si veste di soave Zefiro per ritemprare con il suo benefico respiro il corpo e la mente.

Nella foto, Francesco Vetere

GRIMALDI - Successo di pubblico per “Obiettivo Grimaldi”, mostra fotografica amatoriale conclusasi sabato scorso. Sono state registrate duecento presenze, tra le quali visitatori provenienti dai comuni vicini, come Altilia, Belsito, Colosimi, Dipignano, Lago, Malito, Rogliano, S. Stefano di Rogliano, e da Cosenza, Marano e Soveria Mannelli.
Centosettanta scatti riportati su venti pannelli per due mesi di lavoro, con i costi a carico degli organizzatori, che si sono sentiti gratificati per le tantissime visite e i complimenti ricevuti. Gli scatti presentati, che sono stati esposti in uno dei palazzi più belli di Grimaldi, casa Filippo Amantea Mannelli, hanno suscitato molto interesse e partecipazione nonostante le misure antiCovid che si sono dovute adottare.
Il successo è da attribuirsi soprattutto all’unione di quattro sensibilità e di quattro visioni diverse dei quattro amici fotografi dilettanti che esponevano: Piero Carbone, Mario Cuglietta, Claudio Posteraro, e Franco Virzo.
Uno spaccato di storia è stato quello offerto dall’archivio fotografico delle famiglie Nigro-Posteraro, il fascino del bianco e nero ha incantato tutti. Le foto scattate al borgo da Piero Carbone negli ultimi dieci anni, hanno riportato in immagini la bellezza di vicoli, portali, piazze, paesaggi montani, personaggi: un vero e proprio racconto con avvenimenti, manifestazioni, e tradizioni. Mario Cuglietta ha sorpreso e ammaliato i visitatori con i suoi versi associati alle foto: una unione che ha costituito il punto in più della mostra. Le atmosfere tipiche del paese, sono state impresse negli scatti fotografici di Franco Virzo: nebbia, pioggia, e neve, hanno esaltato gli elementi pittorici.
La rassegna fotografica, considerate le ulteriori richieste da parte delle persone che non hanno fatto in tempo nella settimana di apertura, sarà ancora visitabile attraverso prenotazione ai numeri 3496107718 e 3389980732. 

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